Quando l’ottimismo ci salva la vita
Buone notizie per chi riesce a cogliere il lato rosa della vita: le aspettative positive, e la predisposizione all’ottimismo fanno vivere più a lungo.
La mortalità cardiovascolare cala decisamente nelle persone che hanno un buon attaccamento alla vita e guardano con speranza al futuro. Il lavoro scientifico di riferimento, pubblicato alla fine di febbraio (Giltay E. et al, Arch Intern Med 2006 Feb 27;166(4):431-6) ha però valutato, nel corso di 15 anni di rilevazioni, non solo quanto l’ottimismo faccia bene, ma anche se l’ottimismo abbia caratteristiche di stabilità nella popolazione.
Le persone analizzate (comprese tra i 64 e gli 84 anni) hanno dimostrato una sostanziale stabilità per quanto riguarda l’ottimismo (insomma, chi è ottimista resta ottimista anche nel corso degli anni) ma il livello di ottimismo si affievolisce molto nel corso del tempo.
L’entità di riduzione della mortalità cardiovascolare è di rilievo: i ricercatori segnalano una riduzione del rischio alla metà del prevedibile.
Molti studi hanno già segnalato l’importanza dello stato d’animo per la prevenzione delle malattie degenerative e delle malattie cardiologiche. Eurosalus ha riportato molti degli studi di Ornish in tal senso, e sicuramente uno dei motivi per cui l’attività fisica contribuisce a ridurre gli indici di mortalità è il fatto che migliori il tono dell’umore, svolgendo una vera e prorpia attività antidepressiva.
Anche l’alimentazione, e in particolare la sua azione di regolazione dei picchi insulinici, può contribuire grandemente a migliorare l’umore e l’ottimismo di una persona.