Pressione alta e consumo di caffè: un mito da sfatare
A dispetto di quanto si pensi, bere caffè non fa aumentare la pressione arteriosa.
Uno studio recente ha dimostrato che se è vero che smettere di bere caffè riduce la pressione arteriosa negli ipertesi, non è vero che bere caffè renda ipertesi.
Lo studio è durato 30 anni ed ha dimostrato che bere caffè aumenta il rischio di diventare ipertesi ma solo perché si associa, in modo significativo ad altri vizi. In altre parole: chi beve caffè spesso è anche un fumatore, beve alcolici, fa poca attività fisica.
Tutte circostanze che, invece, sono certamente legate all’ipertensione. La pressione arteriosa di oltre 1.000 uomini è stata valutata annualmente per oltre 30 anni.
Tutti coloro che consumavano almeno una tazza di caffè al giorno avevano mediamente la pressione sistolica più alta di 0.19 mm/Hg e la diastolica di 0,27 mm/Hg rispetto a coloro che non consumavano caffè. Ma considerando altri fattori confondenti (attività fisica, fumo di sigaretta, indice di massa corporea, consumo di alcool) la, peraltro piccolissima, differenza di pressione non era più evidente.
È certamente vero che dopo l’assunzione di caffè la pressione arteriosa aumenta, ma tale effetto non solo scompare in pochi minuti, ma non sembra essere rilevante per lo sviluppo di ipertensione.
È probabile che la capacità dell’organismo di adattarsi ai cambiamenti pressori indotti dal consumo di caffè sia molto rapida e che non permetta alcun effetto né nel medio né nel lungo periodo.
È il caso di ricordare che il caffè non contiene solo caffeina. Con ciò si vuole sottolineare che è non solo possibile ma anche diffuso che il caffè faccia male per motivi diversi dalla sua azione sulla pressione arteriosa.
Una intolleranza al caffè si associa spesso a disturbi o vere e proprie patologie che, a loro volta, possono favorire lo sviluppo di un’ipertensione. In altre parole, consumare caffè può essere un impegno gravoso per il nostro sistema immunitario che comporta una fatica vera e proprio a per il nostro organismo.
L’assunzione di caffè, in alcuni soggetti, può essere responsabile di un’infiammazione cronica latente che, a sua volta, arreca danni alla salute che nulla hanno da invidiare alla più classiche delle ipertensioni.
Il consiglio è di non dimenticare che le conseguenze di una tazzina di caffè non si esauriscono agli effetti della caffeina (immediati o tardivi che siano) ma che possono anche riguardare il nostro sistema immunitario che, in alcuni casi, non è in grado di tollerare il caffè e non, quindi, la caffeina.
Fonte: Alimentazione e Prevenzione Vol.II n.3, luglio-settembre 2002; p.117.