Musica e allergie: armonia o dissonanza?
La musica è parte di noi molto più di quanto non siamo in grado razionalmente di percepire nel nostro quotidiano. È ormai stabilito che anche a livello fetale, cullati nel liquido amniotico, reagiamo in maniera diversa agli stimoli che ci arrivano dai suoni che ci circondano.
La nostra strada verso la capacità di comprendere e recepire la musica nell’arco della nostra vita parte quindi molto presto, prima di iniziare a capire la maggior parte delle cose che saranno parte del nostro cammino futuro. Molti studi sono stati fatti per arrivare a definire ad esempio che il canto gregoriano può ridurre lo stress e abbassare la pressione, o che le dissonanze (il suono di due note vicine) arrivano al nostro cervello (in modo particolare al complesso dell’amigdala che è legato alle nostre emozioni) più di quanto non arrivino le immagini che incutono paura e che l’ascolto di un brano particolarmente familiare può provocare reazioni così intense da portare ad un piacere molto simile a quello che si verifica dopo l’assunzione di sostanze oppiacee.
Chi di noi del resto non ha almeno un brano musicale che non gli ricordi l’infanzia, l’inizio o la fine di un amore o periodi particolari della propria vita? E cosa pensare poi del fatto che quando si impara una canzone molto difficilmente la si scorda per il resto dell’esistenza? Allora forse non sarebbe troppo lontano dal vero pensare romanticamente che se le reazioni del nostro sistema immunitario possono essere legate ad un momento particolare della nostra vita, come ampiamente documentato dagli studi di Rita Levi di Montalcini, questo possa essere legato o fatto riaffiorare anche da un brano musicale.
Episodi vissuti che sembrano apparentemente dimenticati riemergono prepotentemente al suono di alcune note musicali ed emotivamente quei momenti vengono percepiti come se fossero attuali; si arriva a commuoversi, ad avere la pelle d’oca, il batticuore, come se stessimo rivivendo il passato. E tutto questo non è legato al brano in sé, ma al nostro vissuto con quella canzone: molto probabilmente le altre persone intorno a noi lasciano passare indifferenti le note senza reazioni particolari, esattamente come noi possiamo starnutire in un campo di grano e avere intorno persone che invece non hanno reazioni perché non sono state intaccate nel loro intimo, nelle loro priorità vitali.
La musica spesso toglie molti freni inibitori, soprattutto se la leghiamo al ballo: se pensiamo al tango, ai balli latino americani o ai vecchi “balli della mattonella” vediamo che legittimano movimenti e avvicinamenti che in altri momenti suonerebbero troppo intimi e fuori luogo. Anche il cinema ha molto giocato con questi concetti portando alla ribalta molti film legati a storie d’amore con musiche che rimangono nel tempo e che diventano parte integrante del film stesso; questo è molto importante perché si sa che la colonna sonora giusta ci fa rivedere moltissime volte lo stesso film senza noia perché non rivediamo solo le scene ma risentiamo la musica e riviviamo le emozioni.
Chissà se un giorno potremo arrivare ad utilizzare, oltre ad altre tecniche già in uso come la PNL o la meditazione anche la musicoterapia per controllare la sintomatologia allergica. Sarebbe romanticamente bello poterlo pensare. Nel frattempo accontentiamoci di vivere le emozioni che riemergono con un respiro liberatorio cercando di comprenderle per poterle rielaborare ed accettare.
di Marina Del Corno