La ricerca del “valore corretto” non sempre utile. EPO e altri fattori di crescita correla
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Sicuramente da ripensare il rapporto tra costi e benefici del trattamento con Eritropoietina (la stessa EPO usata come “doping” da molti atleti) o con gli altri ESA (Erythropoiesis Stimulating Agents) che vengono oggi utilizzati quasi di routine (grazie anche al loro elevatissimo costo) per trattare le anemie indotte ad esempio dalla chemioterapia antitumorale o dalle malattie renali croniche.
Dai risultati messi a confronto nel meeting organizzato dalla FDA (Food and Drug Administration) il 10 maggio 2007, sono emersi infatti dei dati preoccupanti che riguardano una maggiore incidenza di cancro nei soggetti trattati con questi farmaci e una sopravvivenza ridotta rispetto ai soggetti lasciati anemici e non stimolati in questo modo.
I risultati di queste considerazioni sono stati pubblicati da differenti autori sul numero di oggi del New England Journal of Medicine (Khuri FR., June 14, 2007 N Engl J Med 356;24:2445) ed esprimono tutti le preoccupazioni derivanti da questa scoperta.
Nei prossimi mesi capiremo le risposte pratiche a questa indicazione, ma ci preme oggi fare tre considerazioni.
1) La scoperta nel 1988 di questi fattori di crescita è stata salutata come una nuova dimostrazione dell’alto valore della tecnologia medica che sfrutta l’ingegneria genetica, e solo oggi, grazie al fatto che le innovazioni costose non vengono quasi mai sottoposte a giudizio per un lungo periodo, emergono i dati negativi di questa pratica terapeutica
2) La ricerca del valore ottimale, quello cioè che tutti devono sempre avere uguale perchè corrisponde allo “standard”, non ha alcuna giustificazione. Spesso le persone che restano un po’ più anemiche, con le ossa un po’ più fragili, con la pressione un po’ più elevata e col colesterolo un po’ più alto non ne hanno alcun danno mentre ricevono dei danni se prendono i farmaci per correggere queste supposte e non dimostrate alterazioni
3) L’ultima pagine del New England di oggi porta già una pubblicità a colori della Roche (uno dei più importanti produttori di quesi farmaci) che sembra trasformare in azione di marketing difensivo i dati oggi pubblicati. In modo intrigante riporta: “Quando trattare l’anemia renale può essere una prova difficile” già a parziale difesa di ciò che deriverà da queste nuove acquisizioni.
Restiamo convinti che la ricerca ossessiva del “valore normale” sia uno degli atteggiamenti medici più sbagliati, e che questa modalità di pensiero sia oggi supportata più da esigenze commerciali che da reali necessità cliniche. Fare riferimento a questi dati porta a perdere di vista l’unità centrale del sistema medico, cioè l’uomo con la sua individualità e la sua giusta variabilità.
Dott. Attilio Speciani, allergologo e immunologo clinico
Redazione Eurosalus
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