La phaseolamina nel controllo del peso
Gli inibitori dell’alfa-amilasi (derivati in generale dai legumi) sono stati studiati per poter essere utilizzati nel controllo del peso e per limitare il picco insulinico post-prandiale nei soggetti affetti da disordini iperglicemici.
L’attività è stata ben documentata in vitro, ma in vivo non si sono ottenuti risultati altrettanto efficaci sugli animali sperimentali. Al contrario, l’estratto parzialmente purificato derivato dal fagiolo bianco (white bean) si è dimostrato efficace sia in vivo che in vitro, a dosaggi che non provocano effetti collaterali (diarrea).
L’effetto è dovuto ad una buona attività anti-amilasica ottenuto dalla estrazione del principio attivo (phaseolamina) solo parzialmente purificato.
In vitro 1 g di phaseolamina è in grado di inibire la conversione di oltre 454 g di carboidrati, ovvero circa 1800 calorie ed è 26-35 volte più efficace del fagiolo crudo. La tolleranza del prodotto è molto alta e non provoca effetti collaterali (gonfiori e diarrea) a dosaggi fino a 6.9 g per dose.
La procedura di estrazione usata per la purificazione parziale consente di incrementare la concentrazione proteica (quella attiva per l’inbizione dell’alfa-amilasi) dal 16.1% del peso secco della polvere di fagiolo all’84%, mantenendo il prodotto prontamente solubile in acqua e nelle secrezioni biologiche.
In un secondo studio successivo è stato dimostrato che gli effetti sono più evidenti se il pasto è completo, contiene cioè carboidrati, proteine e grassi nelle usuali proporzioni piuttosto che prevalentemente carboidrati: un pasto ad alto contenuto di carboidrati (80%) causa una secrezione di amilasi del 50% inferiore in rapporto ad un pasto che contiene carboidrati nella misura del 20%, con 40% di proteine e 40% di grassi.
Poiché l’inibizione dell’amilasi avviene secondo un rapporto molecolare uno-a-uno, la quantità di inibitore necessario è in rapporto alla quantità di amilasi secreta. Ne risulta che dosaggi bassi di inibitore (phaseolamina) saranno particolarmente efficaci se il pasto contiene anche proteine e grassi.
Le indicazioni del prodotto sono quelle relative al controllo del peso, alle diete dimagranti e per aumentare la tolleranza ai carboidrati nei casi di iperglicemia.
Il prodotto è commercializzato in Italia dalla Sochim International Spa con sede a Milano e può essere prescritto come ricetta magistrale da inviare alle farmacie con laboratorio per la preparazione di prodotti magistrali.
I dosaggi consigliati vanno da 250 a 1000 mg per capsula, da assumere prima dei pasti. Una possibile ricetta, ad esempio, potrebbe essere quella di un flacone da 100 capsule di Phaseolamina cp da 500 mg, 1 cp prima di ogni pasto.
Un possibile prodotto finito e pronto all’uso è il Chitofas Più preparato da una farmacia milanese, in confezioni da 60 compresse da 1 grammo, che viene presentato associato al chitosano, con menta e finocchio.
Dal punto di vista dell’impostazione della dieta, sembra essere preferibile una prevalenza nel pasto di proteine e grassi rispetto ai carboidrati, con una relativa differenza rispetto alla composizione usualmente consigliata dalla dietologia classica.
Ciò è in accordo con le nuove tendenze come suggerito anche da altri autori come Barry Sears, con la dieta “a zona”.
– Partially purified white bean amylase inhibitor reduces starch digestion in vitro and inactivates intraduodenal amylase in humans, Peter Layer, Gerald L. Carlson, and Eugene P. DiMagn, Gastroenterology Unit. Mayo Clinic and Fundation, Rochester, Minnesota and S.C. Johnson and Son. Inc., Racine, Wisconsin (Gastroenterology 1985:98:1895-902);
– Effect of a purified amylase inhibitor on carbohydrate metabolism after a mixed meal in healthy humans, Michel Boivin M.D., Alan R. Zinsmeister PhD, Vay L. W. Go M.D., Eugene P. DiMagno M.D.; (Mayo Clinic Proceedings, Rochester Minnesota; april 1987 vol 62);
– Character of a wheat amylase inhibitor preparation and effects on fasting human pancreaticobiliary secretions and hormones. Choudhury A, Maeda K, Murayama R, DiMagno EP, della Gastroenterology Research Unit, Mayo Clinic, Rochester, Minnesota, USA (Gastroenterology 1996 Nov;111(5):1313-20).