La dieta Antintolleranze
Una volta identificati i gruppi di alimenti a cui il paziente è intollerante (i più comuni in Italia sono frumento, lievitati, sale, grassi vegetali, latticini), si imposta una settimana-tipo in cui per esempio viene lasciata libertà al mercoledì e nel fine settimana, mentre negli altri giorni (lun/mar/gio/ven) viene vietata l’assunzione dei cibi incriminati.
Lo scopo della dieta (detta “di rotazione”) è quello di ripristinare le capacità dell’organismo di gestire correttamente l’alimento o gli alimenti a cui si è sensibilizzato.
Lavori clinici rivelano come, pur non essendo le diete antintolleranza specificamente mirate al calo di peso, in realtà più di ¾ dei pazienti che vi si sottopongono mostrano poi un calo ponderale più o meno consistente.
La riduzione dello stato infiammatorio complessivo dell’organismo, insomma, aiuta a liberarsi con più facilità del grasso in eccesso.
Senza dubbio offrire dei giorni settimanali di “respiro” ad un organismo che presenta tutti i sintomi da “intossicazione” da prodotti lievitati, è una buona politica, e porta con sé, solitamente, l’attenuarsi di molti sintomi di tipo allergico usualmente non correlati al cibo in oggetto. La ricerca di una capacità da parte dell’organismo di reimparare a gestire il cibo “pericoloso” è l’obiettivo unico di questo tipo di dieta, al pari di uno svezzamento infantile.
Un’errata applicazione dei metodi terapeutici può creare problemi. Chi applica l’eliminazione incondizionata di alcuni cibi dalla propria dieta, può poi avere una risposta imprevedibile quando casualmente rientri in contatto col cibo per tanto tempo evitato.
La dieta di rotazione è il modo più semplice ed efficace per ripristinare le funzionalità perdute. Quando l’ntolleranza coinvolge troppi cibi è bene trovare delle vie alternative desensibilizzanti, altrimenti la varietà degli alimenti permessi diventa troppo ridotta e può diventare base per nuove reazioni di intolleranza.