Ioduro di potassio contro il rischio nucleare: quando sì e quando no
Anche il solo pensiero di una contaminazione nucleare, che questa volta sarebbe volontaria ed evitabile, mette brividi di profonda angoscia e ci auguriamo che queste righe non debbano servire a nessuno. L’imprevedibilità delle azioni umane ci obbliga però a richiamare alla memoria alcune indicazioni che possono aiutare a ridurre gli effetti negativi di una esplosione nucleare o della perdita di controllo di una centrale nucleare coinvolta nelle aree di guerra.
L’esplosione anche solo di una bomba atomica “tattica” (simili a quelle di Hiroshima e Nagasaki) porterebbe a conseguenze devastanti per chi la vivesse da vicino e a conseguenze a lungo termine per tutti gli abitanti della Terra dovute alla ricaduta al suolo (fall-out) dei residui della fissione nucleare. Il bombardamento di impianti nucleari attivi potrebbe determinare gli stessi effetti.
In questo articolo discutiamo solo le indicazioni preventive che consentiranno, eventualmente, di ridurre gli effetti negativi sull’organismo dovuti alla ricaduta dei radionuclidi prodotti da una esplosione nucleare o da una fissione non controllata, occupandoci, per ora, dei soli risvolti sulla tiroide perché lo Iodio 131 (radioattivo) è il primo radionuclide che arriverebbe alle persone distanti, esattamente come avvenne per Chernobyl, attraverso la nube tossica portata dal vento verso l’Europa.
Di fronte ad una contaminazione nucleare specifica, si deve intervenire a contrastare l’azione di ogni singolo radionuclide presente; ognuno di essi infatti ha delle caratteristiche peculiari che consentono di mettere in atto delle difese efficaci.
Purtroppo non sempre la conoscenza specifica dei tempi di ricaduta di ogni singola sostanza radioattiva è certa e anzi molto spesso è volutamente celata per motivi politici o militari (in Francia ad esempio quasi tutti i dati di radioattività ambientale sono considerati segreto militare e non divulgabili).
Vanno conosciuti però i tempi di comparsa dei singoli contaminanti in relazione al tempo trascorso e alla distanza dal luogo della esplosione nucleare. Speriamo quindi di non doverci occupare anche della ricaduta del Cesio 134, del Cesio 137 e dello Stronzio 90, che riguardano scelte alimentari precise da attivare nelle fasi successive. Affrontiamo solo il tema dello Iodio 131 e dei danni che questo può generare alla tiroide non adeguatamente preparata. Prevenire questi danni tiroidei è semplice e poco costoso.
Diciamo subito che nel momento di una possibile esplosione nucleare, si ipotizza che la nube tossica contenente Iodio 131 possa impiegare dai 2 ai 3 giorni per raggiungere i cieli italiani.
Il problema derivante da questa sostanza è legato alla sua rapidità di assorbimento e alla sua immediata concentrazione nella tiroide: è assolutamente inutile effettuare qualsiasi tentativo di “arresto” dello iodio 131 se si è già stati esposti per più di 6 ore al radionuclide (e in genere prima si è esposti e poi lo si sa), quindi è indispensabile in questa situazione attuale tenere un quantitativo di prodotto pronto all’uso, da usare SOLO SE DOVESSE VERIFICARSI UN EVENTO NUCLEARE.
NON HA NESSUN SENSO ASSUMERE IODIO IN ANTICIPO ORA.
È utile semmai recuperarne la minima quantità necessaria che dovrebbe essere usata SOLO NEL CASO DI ESPLOSIONE NUCLEARE.
Nel “fortunato caso” in cui si possa sapere in anticipo quando arriverà lo Iodio 131, si cercherà di fornire alla tiroide lo iodio sufficiente a “rifornirla” di tutto lo Iodio “sano” necessario per almeno un paio di mesi, in modo che non debba assorbire lo iodio 131 (radioattivo) presente nell’ambiente. Significa che C’E’ TUTTO IL TEMPO PER ASSUMERE LO IODIO NECESSARIO DAL MOMENTO DELLA ESPLOSIONE AL MOMENTO IN CUI POTREBBE ARRIVARE SUI CIELI ITALIANI. Oggi, proprio perché la contaminazione nucleare sarebbe volontaria, lo sapremmo quasi in diretta, diversamente da quanto avvenne per Chernobyl.
Si potrà utilizzare una soluzione satura di ioduro di Potassio al 50% in acqua, somministrando le gocce per via orale, mischiate ad un poco di acqua, per soli 2 giorni, con i seguenti dosaggi:
- bambini da 0 a 2 anni, 1 (ripeto solo una) goccia al giorno
- bambini da 2 a 6 anni, 2 (ripeto solo due) gocce al giorno
- bambini da 6 a 12 anni, 2 gocce al mattino e 2 gocce a sera
- maggiori di 12 anni, 3 gocce al mattino e 3 gocce a sera
Il trattamento deve essere attuato per soli due (al massimo tre) giorni ed esclusivamente con questi dosaggi, e deve essere comunque sottoposto alla valutazione, se possibile, del proprio medico. In caso di prolungato arrivo di radionuclidi iodati, il suggerimento di proseguire con il trattamento per più giorni sarà tempestivamente discusso su queste pagine e comunicato a tutti i nostri lettori.
La ricetta che ogni medico deve formulare sul proprio ricettario è la seguente:
Soluzione satura di Ioduro di Potassio in acqua al 50%, 1 flacone da 30 mL (con 1 flaconcino contagocce da 30 mL si copre il bisogno di 30 adulti).
Il dosaggio previsto con questo trattamento è di 19 mg di Iodio per goccia di prodotto. In caso di ricerca di forme alternative di preparazioni di Iodio leggere l’articolo indicato nel link, dove vengono suggerite tutte le possibili alternative in termini di Soluzione di Lugol, Tintura di Iodio forte, Tintura di Iodio debole.
Si tratta di un prodotto che ogni farmacia italiana dovrebbe essere obbligata ad avere, dal costo (in termini di materia prima) ridottissimo, che ha però tecnicamente bisogno di una prescrizione medica per essere preparato dal farmacista.
Nella preparazione così impostata una goccia di preparato contiene circa 19 mg (milligrammi) di Iodio. Per un adulto che effettui un trattamento completo si parla quindi di introdurre nell’organismo 228 o 342 mg di Iodio complessivamente effettuando il trattamento per due o per tre giorni rispettivamente.
L’obiettivo, ripetiamo, è quello di “saturare” la tiroide con lo Iodio necessario alla sua funzione all’incirca per le successive 8 settimane, evitando così di introdurre nell’organismo Iodio radioattivo, mischiato alle comuni fonti iodate, che avrebbe conseguenze problematiche per la tiroide negli anni successivi.
Sicurezza dello Iodio in questi dosaggi
La sicurezza dello Iodio a questi bassi dosaggi non si discute. Una serie di lavori ha usato come base per il trattamento il dosaggio di 200 mcg di Iodio da utilizzare per tutta la durata della gravidanza e fino a 6 mesi dopo (quindi ogni giorno 200 mcg per ogni giorno dei 9 mesi di una gravidanza e oltre) come dosaggio di tipo sostitutivo, ottenendo degli ottimi effetti generali e anzi dei migliori effetti complessivi sui bambini nati dalle mamme trattate.
Un lavoro pubblicato nel 2002 dal gruppo del professor Pinchera di Pisa confermava ad esempio la totale assenza di effetti collaterali sia per la funzione tiroidea che per altri aspetti medici generali, sia per le mamme sia per i bambini per un dosaggio quotidiano di 200 mcg prolungato nel tempo (Antonangeli L et al, Eur J Endocrinol. 2002 Jul;147(1):29-34).
Un lavoro pubblicato nel 2009 da un gruppo di ricerca spagnolo ha invece confermato che l’assunzione giornaliera di 300 mcg di Ioduro di Potassio nel primo trimestre di gravidanza non ha dato alcun effetto collaterale a mamma e bambino migliorando invece alcuni aspetti nei bambini neonati (probabilmente perché nel campione di donne c’era qualche ipotiroidea non riconosciuta che ha tratto benefici dalla assunzione di Iodio). (Velasco I et al, J Clin Endocrinol Metab. 2009 Sep;94(9):3234-41. Epub 2009 Jun 30).
L’utilizzo invece di un dosaggio più elevato, come quello per la difesa dalla radioattività, richiede una utilizzazione per soli due giorni (o eventualmente per soli tre giorni) in relazione alla situazione generale di contaminazione.
Ricordo che in caso di allattamento la somministrazione va fatta sia alla mamma sia al bambino.
Controindicazioni e avvertenze
Ipotiroidei in trattamento con Levotiroxina (Eutirox, Tirosint, Tiche, Tiroide secca ed altri) sono già parzialmente tutelati, perché la funzione di accumulo dello Iodio da parte della tiroide è già di per sé inibita o ridotta. Possono usare lo stesso dosaggio indicato senza problemi.
Ipertiroidei in trattamento (Tapazole) potrebbero dimezzare il dosaggio di Ioduro di potassio da assumere solo per due giorni, in modo da ridurre eventuali stimoli metabolici aggiuntivi.
Soggetti allergici allo Iodio (ad esempio con reazioni già documentate a mezzi iodati usati per effettuare indagini radiologiche) non devono utilizzare il prodotto se non sotto stretto controllo medico (questa è l’unica vera controindicazione).
Teniamo a segnalare che chiunque sia abituato a fare dei gargarismi con acqua e tintura di Iodio, in modo inconsapevole assorbe un dosaggio di Iodio maggiore di quello indicato a bassa dose senza controeffetti di alcun genere.
Antiossidanti di supporto e controllo dell’infiammazione
Ci sono anche alcuni antiossidanti di base che meritano di essere attivati fin da oggi. Non servono solo per difendersi dalle radiazioni. Hanno una valenza di protezione elevata nei confronti di tutte le malattie degenerative, ma aiutano già da ora a affrontare in anticipo l’eventuale arrivo dello Iodio 131 e di eventuali altri radionuclidi. Affiancano la loro azione a quella del controllo infiammatorio che si ottiene attraverso l’adesione ad una dieta personalizzata.
Se si pensa a quanto sia rilevante l’azione del BAFF (derivante anche da una infiammazione alimentare) nella induzione e nel mantenimento della tiroidite di Hashimoto, si comprende l’importanza della interazione tra dieta e degenerazione tiroidea.
Tra gli integratori deve essere incrementato l’uso dello Zinco, minerale “riparatore” e stimolatore del sistema immunitario, attraverso l’uso quotidiano di preparati che lo contengono (ad esempio Oximix 2+ o Oximix Multi+), affiancandolo all’impiego di altri antiossidanti come e all’uso abbondante di Vitamina C (Oximix C1000 o C1000 Start)
Sempre che non siano contaminate esse stesse, le varie crocifere (come il cavolo e la verza) stimolano l’aumento del livello di Glutatione, che rappresenta uno dei più validi “spazzini” dei radicali liberi. Abbiamo già discusso della importanza del broccolo italico nel contrastare l’inquinamento e in tal senso sono presenti sul mercato alcuni integratori che ne garantiscono un ottimo apporto come Betamune.