Intolleranze alimentari e test diagnostici: da Roma verdetto positivo
L’annunciata Tavola Rotonda tra i massimi esperti italiani ed europei di allergia alimentare ha concluso la seconda giornata del congresso dell’AMIEC (Associazione Medica Italiana di Ecologia Clinica) che quest’anno ha avuto la splendida cornice della Città del Vaticano. Nella sede della Pontificia Università Urbaniana, luogo storico di formazione per gli evangelizzatori, il confronto tra le diverse opinioni sul tema della diagnostica delle intolleranze alimentari ha trovato la sede ideale per lanciare un messaggio di cooperazione. Con l’invito a progredire su un cammino di scienza e di innovazione. Tutti amici quindi? Non del tutto: non sono infatti mancati contrasti e contestazioni.
Il confronto è stato moderato da Luciano Lombardi (ideatore e conduttore per anni della nota rubrica RAI “Check-up”) che, essendo giornalista esperto e attento, ha aiutato i presenti a percepire le diverse anime espresse nelle opinioni dei relatori, cercando di smussare i possibili contrasti. Conduzione diplomatica, come alcuni maligni hanno pensato essere la mancata presenza dell’atteso professor Giorgio Calabrese (noto oppositore dei test di intolleranza), data per certa fino a poco prima dell’inizio del congresso, sebbene perfettamente giustificabile.
E’ indubbio che le comunicazioni scientifiche nel corso della giornata siano state serrate e di rilievo, ricche di dati scientifici inoppugnabili sulla nuova realtà infiammatoria espressa dalle allergie alimentari ritardate (o intolleranze). Sta diventando sempre più evidente infatti che il mezzo attraverso cui le intolleranze determinano i loro effetti è l’incremento di infiammazione di basso grado. La crescita delle intolleranze porta l’organismo a una saturazione infiammatoria, su base immunologica, e alla comparsa di particolari tipi di disturbo.
Stimolante l’intervento del professor Giovanni Gasbarrini, gastroenterologo dell’Università di Roma, che ha richiamato alla valutazione complessa del quadro di ogni paziente, e ha soprattutto ricordato che la diversa composizione batterica dell’intestino può essere causa precisa di fermentazione intestinale e di assorbimento di sostanze anomale o indesiderate. Ha messo in guardia dall’uso di test a molteplici positività, come indice di squilibrio, e ha richiamato al fatto che il terapeuta di una intolleranza alimentare sappia sempre valutare il quadro nutrizionale complessivo (massa grassa, massa magra, metabolismo, idratazione ecc.).
Il dottor Attilio Speciani ha presentato nella sua discussione una notevole messe di dati scientifici recentissimi sulla correlazione tra alimentazione, reazione infiammatoria e comparsa di patologie, ribadendo più volte che gran parte del mondo accademico, pur messo di fronte a una realtà scientifica ormai evidente e chiara, evita comunque di approfondirne la conoscenza. Citando in questo senso molti degli ultimi dibattiti televisivi sul tema, per cui il fatto che l’intollerante alimentare riceva segnali infiammatori che facilitano l’ingrassamento (oggi è un dato certo) viene negato con una sistematicità degna di migliore causa.
Il professor Carmelo Rizzo ha confermato la visione olistica del congresso, richiamando la necessità che i test, anche quelli non convenzionali, siano di qualità documentata; mentre il dottor Mazzuca Mari ha descritto le intolleranze alimentari come “non definite” nei loro meccanismi, ma sicuramente attive su base immunologica. Il professor Marcello Mandatori, deluso dal fatto che ancora oggi dopo 25 anni di lavori scientifici la medicina accademica si ostini a non riconoscere l’esistenza di questi fenomeni, ha trovato il suo contrappunto nel professor Domenico Schiavino, che ha descritto i test per le allergie alimentari, ribadendo che per le intolleranze alimentari la medicina cosiddetta scientifica non ha ancora alcun tipo di test esistente in modo univocamente definito.
A fronte della ricchezza della giornata, l’intervista di alcuni spettatori ha lasciato trapelare un certo malumore legato al fatto che una così ferma opposizione accademica a valutare dei dati evidenti, non fa che stimolare il pubblico a non ricorrere più al medico, obbligato a prese di posizione negative, e a rivolgersi invece a persone forse meno scientifiche, ma sicuramente più comprensive dei temi di disagio presentati. Una dottoressa intervistata dice testualmente: “…vai dal medico stando male e questo ti fa dei test che dicono che non hai nulla. Dopo un po’ inizi a pensare che sei pazza, fino a che non capisci che modificando l’alimentazione stai meglio, e allora inizi un percorso di ricerca importante, in cui solo raramente il medico personale sa essere di aiuto”.
La conclusione del mitico professor Jonathan Brostoff, allergo-immunologo del Kings College di Londra, ha riconfermato l’esistenza delle intolleranze alimentari, documentata da studi effettuati a livello scientifico nelle migliori Università inglesi senza che questo però venga poi fatto proprio dalla scienza accademica. Ma il suo invito alla cooperazione in favore del malato, forse, in futuro troverà ascolto.