Infarti e ictus da polveri sottili: quando parlare di benzina non riguarda solo i politici
Pessimo inizio scientifico del mese di febbraio: il New England Journal of Medicine ha pubblicato sul numero del 1° di febbraio i dati scientifici relativi agli effetti dell’inquinamento ultrasottile (Miller KA et al, N Engl J Med 2007 Feb 1;356(5):447-58).
Da anni siamo tutti abituati a confrontarci con i valori di pm10, ma già da qualche anno invece sono arrivati i sospetti legati alla presenza di particolati ancora più sottili e purtroppo ancora più dannosi. Si tratta delle polveri inferiori ai 10 micron di dimensione; mentre infatti il pm10 si riferisce a polveri che si fermano in genere a livello della trachea e del naso, le polveri finissime pm2,5 e pm1 (rispettivamente inferiori alla dimensione di 2,5 micron e di 1 micron) arrivano direttamente agli alveoli polmonari e possono entrare direttamente nel circolo sanguigno, come se inalando l’aria inquinata ci facessimo un aerosol di un qualsiasi farmaco. I fumi di sigaretta hanno purtroppo questo tipo di dimensione, indipendentemente dal fatto che vengano inalati da chi fuma o da chi gli sta intorno, e l’effetto non è propriamente terapeutico.
Già da qualche anno il sospetto di una azione fortemente negativa sul sistema circolatorio aveva toccato i ricercatori che si occupano della qualità dell’aria e dei suoi effetti sull’organismo. E i limiti per queste particelle sono fino ad ora solo proposti e non ancora definiti in modo obbligatorio. Fortunatamente la attuale proposta europea è congrua con la reale difesa della salute. Attualmente possiamo confrontare la raccolta di dati che viene fatta a Milano, dove vengono monitorati i livelli di pm2,5 con esiti purtroppo drammatici. Chiunque li può seguire giornalmente sul sito di Chiamamilano per rendersi conto di persona di quale sia la realtà dell’inquinamento nelle nostre città.
Il lavoro del New England ha studiato gli effetti di una esposizione prolungata (4 anni) alle polveri sottili pm2,5 su un gruppo di oltre 65.000 donne in età postmenopausale. Per questo il lavoro fa riferimento alla popolazione femminile, ma si ritiene che la medesima condizione sia applicabile anche agli uomini con le stesse percentuali.
I valori di esposizione sono stati per altro abbastanza bassi. La media della concentrazione variava da 3,4 a 28,3 mcg per metro cubo, ben al di sotto ad esempio dei valori rilevabili a Milano, dove il limite fiduciario di 35 mcg per metro cubo è stato più volte ampiamente superato negli ultimi mesi.
L’impressionante statistica vede, ogni 10 mcg di crescita dei valori di pm2,5, un aumento del 24% della possibilità di avere una qualche malattia acuta vascolare (ictus, infarto, malattia coronarica o cerebrovascolare) e un drammatico aumento del 76% del rischio di morte cardiovascolare: come dire che l’inquinamento da polvere sottile orienta gli organismi a morire di quello piuttosto che di sana vecchiaia in qualche altro luogo meno inquinato.
Diventa fondamentale mantenere ai massimi livelli di controllo il proprio sistema immunitario. Chi attraverso una scorretta alimentazione aumenta le condizioni di rischio commette una vera imprudenza. E il fatto di avere a disposizione potenti fornti di antiossidanti diventa oggi una necessità. Non è più vero che i bisogni di antiossidanti vadano configurati sulla normale fisiologia. L’inquinamento crea nuovi scenari, e ogni individuo ha il diritto di potersi salvaguardare anche attraverso l’impiego delle fonti di vitamine e minerali che meglio agiscono in tal senso. Zinco, Rame, Manganese, Selenio, Vitamina C, Coenzima Q10, Glutatione, Picnogenolo, Vitamina E sono tra le sostanze più diffuse ed attive in questa direzione, e il diritto di usarle rimane fondamentale.
Ma l’arma più potente diventa quella della consapevolezza, e del controllo sui politici. Poca importanza avrà il voto a chi farà pagare più o meno tasse se in un modo o nell’altro non potessimo arrivare vivi a godere o patire di una o dell’altra situazione. La scelta politica orientata alla salvaguardia dell’ambiente non è più una cosa opzionale. Diventa strumento di sopravvivenza.
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