Giappone e Iodio 131 radioattivo: tre mosse per difendersi
Colpisce il modo in cui le notizie si contrappongono una all’altra. Ad una dichiarazione ufficiale di un tipo fa opposizione una successiva dichiarazione sempre ufficiale di un altro ente che dice l’esatto contrario.
Lo stesso ente ONU (IAEA) per l’energia nucleare, che sta seguendo quasi in diretta gli accadimenti, ha dovuto correggere una precedente affermazione del governo relativa a 3 reattori nucleari presenti nella zona di Fukushima. Poi alle 9.35 ora italiana il governo ha ammesso che in due reattori di Fukushima c’è l’effettivo rischio di una fusione nucleare. E nessuno parla degli altri reattori nucleari danneggiati, che non sono così vicini a Tokyo come questo.
Il rischio di fusione significa che il reattore, la cui energia è tenuta sotto controllo, ha superato qualsiasi possibilità di controllo ed ha iniziato a determinare l’equivalente dello scoppio di una bomba atomica. Dall’esterno questa reazione viene letta per la presenza di Cesio 137, Iodio 131 e Stronzio 90. Si tratta delle forme radioattive degli equivalenti normalissimi atomi che costituiscono il nostro cibo, il nostro sangue, le nostre ossa.
Se si ritrovano nell’ambiente vuol dire che la fusione è iniziata. Che una fusione nucleare, piccola o grande che sia, da qualche parte sta avvenendo. Di questo, purtroppo siamo certi. Ci manca l’entità della reazione (speriamo che i giapponesi siano più efficienti e preparati di quanto siano stati nel 1986 i sovietici) ma di fatto oggi nessuno può più giurare su nessun altro.
Stiamo seguendo gli eventi: i valori di radioattività sono elevati e sono presenti. Il Cesio c’è ed è stato rilevato, quindi la fusione, in qualche modo è presente. C’è la fortuna di avere un vento che sta soffiando verso il Pacifico in direzione Nord-Est (mangeremo tonni radioattivi?) e lo dovrebbe fare per i prossimi 3 giorni, quindi NON C’È IMMEDIATO PERICOLO PER L’ITALIA, ma questo non ci esime dal seguire con estrema attenzione cosa succederà della caduta delle successive ceneri radioattive. Se nel volgere di qualche giorno il vento girasse, inizieremmo ad avere la striscia di radioattività disegnata sulla Siberia, sulla Russia e poi sull’Europa, con la presenza di Iodio 131 ancora attivo, con conseguenze gravi per tutti.
Abbiamo quindi da stare preparati con la giusta attenzione. I pericoli per oggi sono solo quelli del Cesio 137 e dello Stronzio 90 che ricadranno sulle nostre tavole comunque, speriamo nella misura più lieve possibile, ma che sono comunque da ieri nell’atmosfera e resteranno radioattivi per decine di anni. Come già detto nell’articolo su Cesio ci sono alcuni antiossidanti di base che meritano di essere attivati fin da oggi. Non servono solo per difenderci dalle radiazioni. Hanno una valenza di protezione elevata nei confronti di tutte le malattie degenerative, ma ci aiutano già ora a affrontare in anticipo l’eventuale arrivo dello Iodio 131 e il certo arrivo (speriamo in misura ridotta) di Cesio e di Stronzio.
Deve essere incrementato l’uso dello Zinco, minerale “riparatore” e stimolatore del sistema immunitario, attraverso l’uso quotidiano di preparati che lo contengono (ad esempio Oximix 2+), affiancandolo all’impiego di altri antiossidanti come Cellfood, Antiossidanti solforati e all’uso abbondante di Vitamina C.
Il problema derivante da questa sostanza è legato alla sua rapidità di assorbimento e alla sua immediata concentrazione nella tiroide: è assolutamente inutile effettuare qualsiasi tentativo di “arresto” dello iodio 131 se si è già stati esposti per più di 6 ore al radionuclide (e in genere prima si è esposti e poi lo si sa).
Nel “fortunato caso” in cui lo si sappia in anticipo, si cercherà di fornire alla tiroide lo iodio sufficiente a “rifornirla” per un paio di mesi, in modo che non debba assorbire lo iodio 131 che è presente nell’ambiente.
Si potrà utilizzare una soluzione satura di ioduro di Potassio al 50% in acqua, somministrando per via orale, mischiati ad un poco di acqua, per soli 3 giorni i seguenti dosaggi:
- bambini da 0 a 2 anni, 1 (ripeto una) goccia al giorno (solo dopo avere sentito il proprio pediatra)
- bambini da 2 a 6 anni, 2 (ripeto due) gocce al giorno
- bambini da 6 a 12 anni, 2 gocce al mattino e 2 gocce a sera
- maggiori di 12 anni, 3 gocce al mattino e 3 gocce a sera
Il trattamento deve essere attuato per soli tre giorni ed esclusivamente con questi dosaggi, e deve essere comunque sottoposto alla valutazione, se possibile, del proprio medico.
La ricetta che ogni medico deve formulare sul proprio ricettario è la seguente:
Soluzione satura di Ioduro di Potassio in acqua al 50% , 1 flacone da 30 mL. (con 1 flaconcino contagocce da 30 ml si copre il bisogno di 30 adulti).
Si tratta di un prodotto che ogni farmacia italiana dovrebbe essere obbligata ad avere, dal costo (in termini di materia prima) ridottissimo, che ha però bisogno di una prescrizione medica per essere preparato dal farmacista.
Il tempo di dimezzamento biologico dello iodio 131 è di 138 giorni, ma fortunatamente il suo dimezzamento fisico è di soli 8 giorni, quindi se dovesse arrivare il fallout tra 1 mese incontreremmo un dosaggio di radiazioni corrispondenti ad 1/16 (un sedicesimo) di quella attuale. Il problema di Chernobyl è che ci siamo trovati allora (1986) con l’arrivo di una quantità enorme di Iodio 131 senza che nessuno ci avvisasse. Una volta ingerito o inalato lo Iodio 131, il suo tempo di dimezzamento biologico è inbvece molto più elevato. Per arrivare cioè ad un sedicesimo della sua radioattività. nel corpo umano impiega circa 20 mesi di tempo, durante i quali è in grado di stimolare gravi reazioni degenerative in qualsiasi organo, non solo nella tiroide.
La sostanza alimentare che ne viene impregnata in modo maggiore è fondamentalmente il latte, e relativamente alla stagione della contaminazione possono essere contaminate le verdure a foglia larga piuttosto che altri tipi di ortaggi. Lo iodio 131 si assorbe anche per inalazione.
Superata la fase acuta di inquinamento sarà necessario valutare la radioattività dei formaggi, preparati effettivamente con il latte nel suo momento di massima concentrazione radioattiva.
Sempre che non siano contaminate esse stesse, le varie crocifere (come il cavolo e la verza) stimolano l’aumento del livello di Glutatione, che rappresenta uno dei più validi “spazzini” dei radicali liberi. Presenti sul mercato alcuni integratori che ne garantiscono un ottimo apporto come Fito-Geno broccolio altri antiossidanti solforati.
Dopo l’evento acuto, in cui queste indicazioni possono avere un importante valore, diventa assolutamente necessario seguire l’andamento dei livelli di radioattività dei diversi alimenti, determinati a volte da caratteristiche delle colture, dei fertilizzanti e dei terreni, e non definibili a priori. Quindi restiamo all’erta e seguiamo l’andamento delle notizie, qui su Eurosalus come negli altri siti di informazione indipendente.
In sintesi quindi 3 mosse semplici per imparare a difendersi ed essere preparati:
Cui aggiungeremmo la quarta: una attenta riflessione sul senso del nucleare “sicuro”.