Giappone e radionuclidi: raggiunto il livello di Chernobyl
C’è una devastazione nucleare localizzata intorno a Fukushima, senza gli effetti immediati sulle regioni e sugli stati vicini che ci sono stati a Chernobyl, ma la radioattività emessa nel sistema “Terra” continua a crescere.
Potremmo consolarci ripetendo tra di noi che lo avevamo detto fin dai primi momenti del disastro. Già allora era chiaro che la fusione nucleare avvenuta nei reattori di Fukushima fosse stata solo parzialmente controllata, e la presenza di Iodio 131 e di Cesio radioattivo era un segnale drammatico che avvalorava questa certezza.
Il controllo parziale della fusione è riuscito a contenere quei danni immediati che ha provocato Chernobyl, proiettando una nube radioattiva su gran parte dell’Europa, ma la progressiva e continua produzione giapponese di radionuclidi (cioè le sostanze radioattive che si dissolvono nell’aria e nell’acqua), ormai arrivata al livello raggiunto da Chernobyl, sta costantemente innalzando il livello di radioattività presente nel mondo.
Ci sono alcuni aspetti preoccupanti che riguardano la cortina di silenzio che si è venuta a creare intorno al nucleare. Alcune pagine di riferimento del sito internazionale per l’energia nucleare (IAEA) sono state spostate e la loro ricerca è oggi complessa.
Il sito dell’ISPRA (uno dei migliori siti di riferimento, italiano) non consente più di leggere e valutare il monitoraggio del rilevamento di Cesio 137 e di Iodio 131 che veniva fornito quasi in diretta nei mesi scorsi sui rilievi Giapponesi e sulle campionature di terreno, di acqua, di aria e di cibi Italiani. Chi volesse informarsi oggi ha molte difficoltà. Tutto viene posizionato in “secondo piano” e molte delle indicazioni precise di allora sono introvabili. Basta cercare Cesio 137 nel motore di ricerca dell’ISPRA e quello che emerge è quello che si vede in questa pagina, ferma, nelle rilevazioni al 2002.
Fino a 3 mesi fa venivano fornite indicazioni specifiche sulle rilevazioni del Cesio nei campioni Giapponesi e Italiani con un ritardo massimo di 5-6 giorni sul rilevamento. Potremmo pensare che si è ammalato il curatore della pagina, oppure che semplicemente la strategia nucleare non prevede notizie poco piacevoli, e la censura, inq uesto campo non fa mai una buona impressione.
Questo avviene mentre il livello di radioattività sta crescendo, diluendosi certo nel Pacifico e nell’atmosfera terrestre, ma continuando ad incrementare il livello di radioattività di fondo esistente nel mondo. Per capire la gravità basta leggere i dati di rilevamento Giapponesi riferiti dagli organi internazionali. Tutto si ferma al 2 giugno, quando, in modo inspiegabile, i dati rilevati iniziano a innalzarsi di nuovo nelle rilevazioni marine e in quelle aeree. Per cercare i dati recenti bisogna andare nei siti delle singole prefetture, e l’interpretazione, come si può vedere, non è semplice.
Dopo queste rilevazioni, tutto tace, e le conclusioni presentate nelle diapositive leggibili al link non possono che indicare una crescita costante del rilevamento di Cesio 137. Lo ritroveremo in mare, dicono candidamente i relatori, nel corso dei prossimi anni (circa 30 anni almeno) spostato verso le coste statunitensi.
Facile per noi Europei dire che tanto ci riguarda poco. L’aria è la stessa, e ancora oggi facciamo fatica a distinguere il Cesio 137 che arriva da Fukushima perché stiamo ancora respirando quello di Chernobyl…
Mantenere una attenzione elevata verso ciò che può infiammare, che mantiene uno stato di ossidazione e verso ciò che aumenta la tendenza degenerativa non è più opzionale. Si trasforma in un imperativo categorico che non può essere dimenticato. Per noi ora e per le ipotetiche generazioni future.