Gatti più umani dei medici? Oscar, che non ti lascia solo nei momenti bui
Che i felini abbiano poteri paranormali è un’ipotesi che tutti i proprietari di gatti hanno prima o poi elaborato, osservando gli strani comportamenti dei loro soffici e misteriosi conviventi.
Gatti che si scolpiscono in attesa davanti alla porta, immancabilmente, dieci minuti prima che il loro padrone torni a casa. Altri che corrono a nascondersi in fondo a un’anta dell’armadio, sotto vari strati di lana, per attutire il rumore dei tuoni, quando il cielo è ancora sereno ma, all’insaputa degli umani, mancano un paio d’ore al temporale. Cose così, da gatti.
Adesso questa inesplicabile virtù felina di predire gli eventi rischia di lasciare i territori dell’aneddotica quotidiana per approdare nel reame della scienza, di solito piuttosto contrariato dai misteri e sdegnoso del soprannaturale.
Accade infatti che le profezie di un gatto, tendenzialmente non meno pessimistiche di quelle di Cassandra ma – a lungo andare – parecchio meno inascoltate, abbiano trovato spazio su una delle riviste mediche più prestigiose e irreprensibili del mondo, il New England Journal of Medicine.
Qui il professor David Dosa, stimato docente di medicina alla Brown University del Rhode Island, ha pubblicato un articolo che narra le gesta di Oscar, un gatto che vive nella stessa casa di riposo di Providence dove il professor Dosa svolge le funzioni di consulente geriatrico (D Dosa, NEJM 2007 July 26, 357(4):328-329).
Sulla base della sua testimonianza oculare diretta e di quelle altrettanto attendibili di alcuni colleghi, il professor Dosa si vede costretto ad affermare che, senza ombra di dubbio, il gatto Oscar è in grado di prevedere la morte di un paziente con circa quattro ore di anticipo.
La sua capacità predittiva è ormai così risaputa e apprezzata dal personale medico e paramedico della casa di cura che, quando Oscar balza con agile leggerezza su un letto, si acciambella ai piedi di un paziente e comincia a fare le fusa, la direzione chiama al telefono i parenti del malato per avvertirli che, molto probabilmente, il loro caro sta per passare a miglior vita.
Alcuni parenti – certamente quelli che intrattengono rapporti poco disinvolti con il regno animale, con i concetti di igiene e di assistenza e con il problema della morte – lo cacciano indignati dal letto del morente: allora Oscar prende a camminare su e giù davanti alla porta chiusa, come una pantera o più semplicemente come un gatto, con la coda ritta e il pelo arricciato, emettendo miagolii forse di protesta o forse, invece, di segreta intesa con il moribondo e di commosso addio.
Il gatto Oscar sembra sapere meglio di medici, infermieri, figli, nipoti e pronipoti di che cosa abbia soprattutto bisogno un essere umano quando sta morendo: essere accompagnato fino a quella soglia con attenzione e con calore.
Ezio Sinigaglia
Redazione Eurosalus