Facciamo un po’ di chiarezza tra le diverse strategie omeopatiche

16 Dicembre 2007
Facciamo un po' di chiarezza tra le diverse strategie omeopatiche

Gentilissimo Dottore,
mi sono sempre curato con l’Omeopatia. Pertanto, nel cercare di capire qualcosa, mi ritrovo con qualche libro di omeopatia; dai quali risulta che una volta stabilito il rimedio, lo stesso non deve essere dato per più di due volte, dopo di che
riconsiderare il caso. Per più volte, invece, il medico consiglia spesso di prendere il rimedio per una quindicina di giorni e anche oltre. Potrebbe per favore dirmi qualcosa circa questo interrogativo?
Grazie per la vostra gentilezza e disponibilita, vi porgo distinti saluti.

Gentilissimo Lettore,

sta identificando due differenti strategie omeopatiche. Da un lato sta descrivendo l’approccio unicista che prevede la ricerca del “simillimum” inteso come medinale omeopatico in grado di coprire tutti o almeno la maggior parte dei sintomi lamentati dal malato. Contemporaneamente non si somministreranno altri rimedi perchè potrebbero mascherare le reazioni individuali.

Questo tipo di approccio rappresenta forse la visione più integralista del pensiero di Hahnemann. Si tratta di un approccio decisamente olistico, ma spesso nella modalità operativa dell’unicismo si ritrova un assoluto rifiuto a fare alcunchè di diverso dalla somministrazione del rimedio unico. Lo stesso Hahnemann era solito affermare che se un paziente ha una scheggia nell’occhio prima toglieremo la scheggia e poi somministreremo il rimedio per curare l’occhio ferito. Anche se fortunatamente non è sempre così, talvolta gli unicisti intendono invece che si deve utilizzare solo il rimedio identificato, e lasciare che la forza riparatrice della natura agisca anche nei confronti della scheggia.

Poi invece lei descrive l’approccio omeopatico pluralista. Secondo questo metodo oltre a ricercare un adatto rimedio di fondo (una sorta di “simillium”) adatto alla situazione contingente del malato, verranno anche prescritti una serie di rimedi sintomatici a bassa diliuzione centesimale per controllare le eventuali manifestazioni della malattia.

Questo tipo di strategia è forse la più utilizzata in ambito clinico spesso associata all’utilizzo di altri rimedio naturali come fitoterapici e minerali. In questo modo oltre ad agire sul riequilibrio globale di una persona è possibile lavorare anche sui sintomi avvertiti dal malato.

A queste due strategie si aggiunge una terza, definita omeopatia complessista, che prevede l’associazioni di più rimedi in genere a bassa diluizione con un’azione sinergica. Lavora in questo modo sui sintomi affiancando di controparte una buona azione disintossicante sugli organi coinvolti dalla malattia. Questo approccio rappresenta forse la branca dall’omeopatia più vicina alla medicina tradizionale.

Parrebbe che le diverse metodiche interpretino in maniera più o meno olistica il paziente ma Hahnemann ci ha insegnato che leggendo l’organismo umano con le diverse modalità omeopatiche è possibile arrivare al nucleo centrale di una persona riequilibrandola profondamente indipendentemente dalla strategia utilizzata.

Nella pratica clinica è importante che un bravo medico sappia interpretare le esigenze del paziente che ha di fronte scegliendo la metodica omeopatica migliore in quella circostanza.