Se l’Europa scopre che l’antibiotico è inefficace
Un pezzettino di Italia è finito sull’Independent e non per ragioni di spread o cambi di governo, ma per motivi di salute.
Il pezzettino di Italia di cui parla il quotidiano britannico coincide infatti con la storia di un professore universitario di Roma (Paolo, 55 anni) e della sua lotta contro un’infezione alle vie urinarie. Curata, come spesso si usa in questi casi, con gli antibiotici.
Una lotta più lunga del normale: per debellare l’infezione sono necessari tre cicli di prodotti diversi e due mesi di cure.
La storia di Paolo simboleggia una questione sanitaria che per la Commissione Europea costituisce un’emergenza, quella delle infezioni resistenti agli antibiotici.
Una settimana fa la Commissione stessa ha pubblicato un piano d’azione articolato in cinque anni per contrastare il fenomeno. Nel documento che racchiude il piano sono riportate cifre importanti: si parla di circa 25.000 decessi causati da resistenza.
Altri numeri riguardano l’Italia e la Grecia, dove una percentuale compresa tra il 15 e il 50 delle infezioni da Klebsellia pneumoniae, tra le principali cause di polmonite, resiste all’azione del carbapenem, l’antibiotico utilizzato in questi casi come extrema ratio.
Che il problema sia di portata globale è confermato dai numeri disponibili dagli Stati Uniti, dove i decessi per infezione nota causata da agente patogeno normalmente trattabile e completamente resistente vanno dai 60 agli 80.000 all’anno.
Quei dati non finiscono di stupirci, malgrado Eurosalus racconti, analizzi e denunci da anni le questioni legate agli antibiotici e alla tendenza a somministrarli con incosciente leggerezza.
Era il 2007 quando parlammo dello Stafilococco aureo Meticillino-resistente, il “superbug” responsabile del 5% dei ricoverati negli ospedali degli Stati Uniti. E risalgono a soli due mesi fa le nostre considerazioni, di natura evoluzionistica, su una ricerca di Nature relativa all’esistenza, già 30.000 anni fa, di batteri capaci di resistere ad antibiotici non ancora immaginati e scoperti (ad esempio, la vancomicina).
La questione è dunque di fondamentale importanza, e chiede soluzioni. La microbiologia può fornirne: come ha spiegato James Collins su Science (lo riporta il Corriere della Sera di domenica 20 novembre), la biologia sintetica può agire modificando i batteriofagi, cioè i virus che attaccano i batteri, in modo che questi abbattano le barriere difensive con cui i batteri stessi di proteggono.
Collins, in particolare, riporta il dato di un miglioramento sensibile (dal 20 all’80%) nella sopravvivenza di animali infettati con ceppi letali di Escherichia coli, quindi spiega come nell’ambito delle terapie antitumorali siano stati prodotti batteri che invadono le cellule solo se ci sono le condizioni ambientali tipiche per lo sviluppo di cancri, o per selezionare un gene determinante per lo sviluppo della malattia e bloccarlo.
Un altro tipo di soluzione, costitutiva della filosofia di Eurosalus, è nella corretta alimentazione. Una dieta di segnale non è semplicemente un metodo per perdere peso, ma uno strumento per rafforzare le proprie difese immunitarie.
Abitudini alimentari corrette costituiscono un baluardo contro eventualità come quella di un deficit di selenio subclinico, di cui abbiamo dato notizia ormai dieci anni fa.
Quel deficit consentiva al virus umano dell’influenza di mutare, trasformandosi in una forma più virulenta. E un virus mutato si diffonde nella popolazione sana, accrescendo esponenzialmente il rischio di epidemie.
Questo comportamento, per esempio, è tipico del terrificante virus Ebola, che muta di continuo costituendo un vero incubo per i virologi e l’uomo in generale.
Pure, basta davvero poco per arginare il fenomeno (Ebola incluso): l’integrazione di Selenio, di Zinco, di Rame e di Manganese, accanto ai tradizionali apporti di Vitamina C (essenziale nella lotta allo scorbuto, per esempio) rappresenta la difesa più potente e più a buon mercato da qualsiasi infezione virale.
Non vanno infine dimenticati, tra i rimedi, i cosiddetti antibiotici naturali. Un nome tra tutti: l’olio essenziale di Melaleuca, con la sua funzione antibatterica e antifungina.
Insomma, i rimedi non mancano. Non è dunque affatto necessario puntare sullo sviluppo di nuovi antibiotici, per i quali, al contrario, la strada da seguire è il ridimensionamento nella somministrazione. Il caso della recente epidemia di Escherichia coli è un monito evidente a riguardo.