Emergenza caro-farmaci: meglio un low-cost oggi o un rimborso domani?
Dopo l’uscita della nostra inchiesta sul caro-farmaci e sulla crisi del sistema sanitario negli Stati Uniti, sono balzate alla cronaca due notizie apparentemente agli antipodi, eppure pericolosamente collegate.
La prima arriva proprio dagli Sates dove Wal-Mart, marchio storico della grande distribuzione, ha deciso di ridurre a 4 dollari il prezzo di tutti i farmaci generici in vendita nei suoi supermercati (circa 300 diverse tipologie).
Una decisione che ha fatto scalpore, anche se per ora riguarda soltanto gli abitanti di Tampa Bay in Florida, soprattutto se si considera che il notevole sconto (i prezzi normalmente vanno dai 10 ai 30 dollari) è destinato anche ai pazienti privi di assicurazione sanitaria. Una lodevole iniziativa a scopo umanitario? Non proprio.
In realtà si è visto che il prezzo viene abbattutto soltanto per il malato cronico che presenta richiesta di una dose mensile di cure (come dire che chi non è grave, deve rassegnarsi a pagare dieci volte tanto) e che il contenimento dei costi non è dettato da filantropia, ma dalla celebre politica aziendale di Wal-Mart di abbassare i prezzi per vendere di più. Una missione meramente commerciale che da anni è al centro di polemiche, soprattutto per le condizioni poco dignitose di lavoro riservate ai dipendenti (nessun sindacato, salari bassi, assistenza sanitaria inesistente).
Nell’attesa di vedere che cosa accadrà quando i farmaci “low cost” raggiungeranno tutti i punti vendita Wal-Mart degli Stati Uniti, conviene sempre ragionare e farsi domande del tipo: meglio vivere in un Paese dove i farmaci generici costano 4 dollari, ma l’assistenza sanitaria è così inadeguata da non consentire nemmeno il diritto di cura ai pazienti più gravi, o restare nel nostro, dove i farmaci sono i più cari d’Europa ma vengono in buona parte rimborsati? Bel dilemma.
Sì, perché il problema americano del caro farmaci che sembrava tanto lontano è già realtà anche dalle nostre parti. Lo prova una ricerca condotta da Altroconsumo in cui emerge che, mentre il farmaco italiano che esce dalla fabbrica ha il prezzo più conveniente d’Europa, quando arriva sul bancone della farmacia è il più caro di tutti.
E’ vero che lo studio è stato compiuto sui farmaci di fascia A, spesso rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, ma ciò non toglie che se nei primi sei mesi del 2006 c’è stato un rincaro del 10,8% dei prezzi al pubblico rispetto al 2005, la prospettiva di ritrovarci nella situazione americana in cui i pazienti riducono (o addirittura ignorano) le prescrizioni mediche per motivi economici, non è poi così fantascientifica. Certo, la distribuzione dei medicinali generici nei supermercati, può essere un buon antidoto al caro-farmaci, purché non finisca come l’esperimento Wal-Mart, però.
L’importante, come sempre, è vigilare.