Colesterolo e statine: il problema non è solo il Lipobay
Non serve a nulla scrivere gli effetti dannosi dei farmaci con caratteri microscopici nel “bugiardino”. Qualsiasi farmaco ne riporta di sconvolgenti anche se sono assolutamente rari. Quando ad un incrocio il semaforo è sempre rosso, dopo un po’ non lo guarda più nessuno.
E la stessa cosa fanno sia i medici sia i pazienti. Il vero problema, il dramma, si verifica quando la spinta della comunicazione pubblica è imponente. Anche recentemente (articolo del 22 aprile), mentre Eurosalus parlava dei rischi dei farmaci anticolesterolo, l’inserto salute del maggiore quotidiano italiano titolava invece “Abbassare il colesterolo non comporta rischi” tranquillizzando gli utenti soprattutto sulle nuove statine.
Eurosalus ha nei confronti del colesterolo un atteggiamento molto cauto: il colesterolo elevato può non essere un problema, e avere anzi alcuni vantaggi (leggi la lettera) e infatti nel mondo medico non c’è accordo sui valori del colesterolo nè sulla importanza del colesterolo buono.
Eppure i lavori e le notizie che richiamano alla cautela nell’uso delle statine sono tanti, ma quando vasti settori medici non accettano il dubbio e vivono solo di certezze univoche stranamente convergenti con quelle delle maggiori case farmaceutiche, riteniamo che sia messa a rischio la indipendenza di giudizio.
L’allarme statine è presente da molto tempo. Gli effetti sul tessuto muscolare sono descritti da sempre, e la possibilità di effetti letali di questi farmaci è comunque prevista.
Le statine sono però i farmaci più venduti in assoluto nel mondo occidentale, e servono per controllare fenomeni che dovrebbero essere controllati con comportamenti diversi: dieta e movimento (leggi gli articoli correlati); di norma invece la maggior parte dei pazienti si sente dire di prendere “comunque” le statine se il colesterolo si slivella.
Esistono per fortuna anche medici impegnati sul fronte dei cambi di comportamento, ma sono pochi e spesso osteggiati dagli stessi colleghi.
Il problema delle case farmaceutiche è stato quello di avere tra le mani un prodotto efficace, che sarebbe da usare solo nelle colesterolemie familiari “vere” e nei casi di precedenti infarti, mahanno cercato di convincere i medici e i pazienti che questi farmaci dovevano essere presi da un numero enorme di persone, anche come preventivo: basterebbe sfogliare gli indici degli articoli medici recenti per leggere tra le righe il tentativo di utilizzare le statine per un numero enorme di patologie diverse.
E tutti i lavori di questo tipo evitano di segnalare problemi avversi o effetti dannosi dei farmaci.
Ci auguriamo di no, ma probabilmente il problema che si è posto per la cerivastatina si presenterà presto anche per le altre statine, se dallo scoppio dello scandalo, sulla edizione internet del New York Times Salute è presente un grande banner pubblicitario di una diversa statina (Zocor), che viene segnalata al pubblico con un nuovo messaggio informativo di 38 righe così suddiviso: 9 righe per dire che il farmaco è efficace, 5 righe per descriverne gli effetti positivi, 20 righe per descriverne i possibili danni e 4 righe per invitare comunque alla cautela nel suo uso.
In Italia si dice che questi atteggiamenti sono simili a chi chiude la stalla dopo che siano scappati i buoi. Solo che qui le stalle sono rimaste molto bene aperte per fare affluire i denari, e oggi con dispiacere, vengono socchiuse solo un po’ e probabilmente per breve tempo.