Che fare contro l’osteoporosi?
Nella nostra pratica clinica abbiamo imparato a dubitare delle diagnosi di osteoporosi. Molto spesso una persona viene dichiarata osteoporotica solo perché le sue ossa sono meno dense delle ossa di un giovane uomo sano senza considerare nella valutazione clinica il sesso e l’età della persona in esame.
La mineralometria ossea computerizzata (MOC) confronta il risultato ottenuto sia con la densità ossea di un giovane ventenne (T-score) sia paragonando il valore ottenuto con la media della popolazione di età e sesso uguali a quelli della persona in esame (Z-score). Non è difficile capire come una anziana signora di 75 anni abbia le ossa più fragili di un ragazzo di appena 20 anni: per dire ciò non è necessario sottoporsi a nessun esame strumentale. Diverso invece se la densità ossea della stessa signora è inferiore rispetto a tutte le donne della stessa età: solo in questo caso ha senso fare diagnosi di osteoporosi.
Nel trattamento dell’osteoporosi è importante ricordare come il tessuto osseo sia estremamente malleabile: nello stesso momento le ossa vengono distrutte e ricostruite in un equilibrio dinamico finemente regolato dagli stimoli esterni.
L’eventuale impiego di farmaci deve essere valutato attentamente avendo ben chiaro il quadro generale della persona ma in ogni caso il reale cambio di abitudini può rivelarsi utilissimo per riportare un individuo alla guarigione il più velocemente possibile.
I farmaci antiosteoporotici agiscono solitamente o sulla fase di distruzione ossea (osteoclastogenesi) o sulla deposizione di matrice (osteoblastogenesi). Limitando la distruzione di tessuto osseo si finisce per bloccare anche la deposizione, mentre stimolando eccessivamente la deposizione di nuovo tessuto si rischia di stimolare anche il riassorbimento.
Alcuni studi scientifici riportano chiaramente come l’utilizzo di Alendronato (uno dei farmaci più diffusi nel trattamento dell’osteoporosi) per lunghi periodi riduce sensibilmente l’elasticità ossea aumentando conseguentemente il rischio di fratture.
Il movimento fisico moderato è forse lo stimolo più importante per favorire la mineralizzazione ossea. L’attività fisica deve essere parte integrante di ogni giornata fin dalla più tenera età e deve essere mantenuta per tutta la vita. Muoversi significa prima di tutto prevenire l’osteoporosi.
Questo adagio è valido anche per chi deve affrontare l’osteoporosi e non ha mai fatto sport: con cautela e senza strafare è importante cominciare a passeggiare ogni giorno facendo diventare questo momento una costante quotidiano. Si comincerà con pochi minuti (20 minuti possono essere sufficienti all’inizio) e poi piano piano si arriverà anche a un’ora: la parola d’ordine è gradualità!
Anche il sole riveste un ruolo nella terapia contro l’osteoporosi. La vitamina D è importantissima nella regolazione dell’equilibrio osseo e viene prodotta a livello della pelle sfruttando l’energia della luce. Passeggiare in un parco baciati dal sole è quindi una delle attività più benefiche per le persone che vogliono avere ossa sane. Non dimentichiamo poi che questa vitamina è contenuta in alimenti come il pesce, le uova e le verdure a foglia verde. Nella nostra pratica clinica integriamo la vitamina D solo durante i mesi invernali quando le ore di luce sono poche e per il freddo si gira coperti dalla testa ai piedi. Nei mesi estivi invece la sola esposizione alla luce solare permette di raggiungere i giusti livelli di questa vitamina: l’importante è esporsi al sole.
Per concludere è importante considerare il ruolo del calcio in questa malattia. Il giusto apporto di calcio è indispensabile per la mineralizzazione ossea ma questo non autorizza ad abusare di questo oligoelemento.
La maggior parte dei prodotti industriali è addizionato di calcio, il consumo di latte e latticini è alle stelle, per non parlare della facilità con cui si prescrivono integratori di calcio. In tutta questa smania di non assumere abbastanza calcio si dimenticano i possibili effetti negativi di questa integrazione: un recentissimo studio ha puntato l’attenzione sull’aumento degli attacchi cardiaci nelle donne osteoporotiche che integravano calcio. Inoltre l’eccessivo utilizzo di questo oligoelemento aumenta sensibilmente la reattività allergica peggiorando sensibilmente il quadro di allergie e intolleranze alimentari.
Nella colonna qui a fianco sono riportanti alcuni interessanti articoli di approfondimento su questi temi. Tra questi segnaliamo la risposta a una nostra lettrice in cui viene spiegato il trattamento omeopatico contro l’osteoporosi. L’omeopatia si integra bene nella terapia antiosteoporotica e può rappresentare una buona strategia da affiancare al cambio di abitudini.