A ciascuno la sua bellezza
Ogni donna ha una sua forma, ogni uomo ha la sua. È il concetto per il quale Donnadonna Onlus lavora.
L’associazione, non ancora particolarmente ben organizzata sul lato internet, sembra essere in realtà molto attiva dal 2009 nel prevenire, proteggere e sensibilizzare la popolazione (particolarmente femminile) rispetto a dinamiche emotivamente delicate come la visione o la percezione della propria fisicità.
Nel loro opuscolo informativo si parla di accettazione e consapevolezza, di serenità e anche di forza e di coraggio.
La cura, passa attraverso l’arte, ed è particolarmente piacevole la scelta divulgativa del calendario annuale. Le immagini per ogni anno sono quattordici e raffigurano donne in forma, sane, felici. Per il 2012 le donne sono ritratte con drappi e colori accesi che ne valorizzino le forme delicate, con un’Italia speciale sullo sfondo (il Teatro della Scala a Milano, il Palazzo Ducale a Venezia, la Basilica di San Nicola a Bari, sono tra i posti scelti per la rappresentazione scenografica delle fotografie).
Quest’anno il titolo dell’opera di diffusione è “Il capolavoro sei tu”.
Il rapporto con il cibo è presente. Il cibo però non è in questo caso, per fortuna, solo caloria, ma diventa nutrimento, per il corpo e per l’anima, gusto, armonia.
Ogni pagina di calendario è affiancata alla dedica di diversi chef e alle loro ricette. Tutto rientra in un equilibrio ordinato e spontaneo dove bellezza, gusto, serenità, si fondono facendo da contorno alle giornate di un anno.
Il rispetto per l’individualità, in medicina e non solo, riacquista oggi un valore sempre più importante. Dall’omologazione si torna all’esaltazione della specifica utilità, bellezza, funzionalità personale, che è importante già in se stessa.
Diceva Gandhi: “Qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia”. Così ciascuno ha diritto al proprio modo di sorridere, di mangiare, di nutrirsi, di guarire (paradigmatico il fatto che spesso in clinica ma non solo, lo sanno bene i genitori, il paziente liberato dalla regola rigida scelga individualmente la strada del migliore benessere).
È bello che oggi sempre più si sia circondati di immagini positive, che propongono una felicità libera anche nel rapporto con proprio gusto e col proprio piacere.
Si è spesso incorsi nel concetto secondo il quale l’unica dieta che sia in grado di funzionare, è quella che mette l’individuo in grado di vivere con serenità, nel breve e nel lungo termine, col rispetto delle sue necessità fisiologiche e anche emotive, personali (nel rispetto della propria individualità, per l’appunto).
La dieta corretta è dunque quella che mette l’individuo in grado di autogestirsi, di godere del cibo e della giovialità che ne deriva, di sorridere con gli amici fuori a cena, mangiando con gusto e sorridendo, con la possibilità occasionale di poter mangiare serenamente (naturalmente qualora ne si senta la voglia) anche la torta al cioccolato che la migliore amica, la cugina, lo zio, ha ordinato per il proprio compleanno, di sorseggiare con serenità un bicchiere di vino alla cena di ritrovo con i compagni con i quali si era fatto il servizio militare, o di assaggiare in totale tranquillità l’orribile intruglio preparato dalla nipotina che ha appena deciso che da grande sarà cuoca.