Arriva il grande gelo: come tenersi al caldo?
Il freddo viene recepito da recettori periferici specializzati. Il segnale ricevuto viene portato a livello ipotalamico dove vengono messe in atto le misure compensatorie per proteggere il normale svolgimento delle funzioni vitali. Si comincia dai brividi (che producono rilasciamento di calore per contrazione muscolare), si passa per un incremento del metabolismo basale e della dispersione di energia tramite calore (qualora ce ne sia di disponibile). Modulazione dei sistemi orto e para simpatico permettono di ridurre il flusso di sangue che interessa la periferia e il distretto cutaneo, in modo tale che sia più ampio lo strato “isolante” interposto tra ambiente esterno (freddo) e interno (da tenere caldo).
In seguito, si ricorre a quelli che sono detti “interventi comportamentali”: cercare di muoversi, coprirsi di più, sono stimoli che lancia il cervello in risposta ad una eventualmente insufficiente funzionalità degli adattamenti interni. La risposta è esattamente quella che si ha durante un accesso febbrile (innalzamento della temperatura percepita come “normale” a livello ipotalamico), modulata in questo caso per mantenere un grado di calore differente.
Per poter conservare una temperatura adeguata l’organismo ha bisogno di avere a disposizione energia da poter reinvestire nel più efficace dei modi (il set point ipotalamico e quindi la temperatura “normale” può peraltro alla lunga essere alzata, sempre all’interno del parametro fisiologico, tramite lo sfruttamento di stimoli e segnali che puntino all’innalzamento del metabolismo basale).
Ecco che diventa indispensabile apportare una quantità adeguata di calorie, a partire dalla prima colazione. L’attenzione deve essere anche nei riguardi dei picchi glicemici. Essi sono composti da una fase di salita degli zuccheri nel sangue seguita da una fase di discesa fino a valori addirittura inferiori a quelli di partenza, e sono dovuti principalmente al mancato accoppiamento di carboidrati e proteine nell’alimentazione. La situazione di ipoglicemia reattiva che ne deriva pone generalmente l’organismo in una condizione poco funzionale. L’utilizzo di carboidrati integrali, e di carboidrati e proteine sempre accoppiati, mira esattamente alla modulazione di tale effetto.
Si ricordi inoltre l’importantissimo ruolo delle proteine nella termogenesi: oltre a stimolare la costruzione di muscolo e avere quindi un ruolo nel sostenere il metabolismo basale, l’utilizzo delle proteine alimentari da parte dell’organismo libera nell’immediato più calore di qualsiasi altro nutriente.
Un’alimentazione che metta le carte in regola per un macchinario che funzioni alla perfezione, è essenziale. Quindi si dia spazio a cereali integrali, carboidrati e proteine sempre abbinati, fibre, colazioni abbondanti e pasti completi, vitamine e sali minerali (si prendano in considerazione ad esempio kiwi ed arance, ricchi di vitamina C, o cavoli e broccoli, ricchi in selenio, importante anche per il mantenimento del tono umorale). Bere sufficiente quantità di acqua (almeno un litro e mezzo al giorno) è altresì importante perché l’organismo possa svolgere le sue mansioni con massima efficienza. L’utilizzo di una tisana calda (ovviamente senza zucchero onde evitare gli spiacevoli picchi glicemici di cui sopra) potrà essere efficace in tale circostanza.
Lo sport è uno stimolo importante per mantenere la propria personale fonte di calore interna attiva e funzionante: i muscoli producono infatti una quota di calore proporzionale al loro tono. Il mantenimento di un tono muscolare più elevato (qualora si abbia disponibilità energetica e si siano quindi ingerite sufficienti calorie) aiuterà a parità di tempo e condizioni atmosferiche ad ottenere un organismo meglio termoregolato, anche in caso di neve o ghiaccio. L’organismo, entro certi limiti (di solito tra i -10 e i +40°C), è perfettamente in grado di adattarsi alle temperature esterne, reagendo quasi alla perfezione allo stimolo percepito.
Nelle sue linee guida, il Ministero della Salute consiglia – ovviamente – anche l’uso di sciarpe, guanti e soprabito al momento dell’uscita da casa. Suggerisce poi di tenere una coperta in macchina e indica come temperatura ideale dell’abitazione i 19-22°C in modo da ridurre il più possibile l’impatto rispetto all’esterno (“piuttosto, meglio un maglione in più”). Uscire di casa resta comunque importante: il sole e la luce solare hanno effetto positivo sia sull’umore, che spesso a gennaio non è dei più pimpanti, sia sulla produzione di calore stessa e sul metabolismo.
E allora sarà la neve a sciogliersi al nostro cospetto.