Antibiotici: qualcosa si muove!
Abbiamo ripetuto spesso su queste pagine come l’uso di antibiotici, per quanto talvolta indispensabile, presenti numerosi rischi e possa avere alternative più innocue in una serie di casi e soprattutto più rispettose nei confronti del sistema immunitario.
Se in altri Paesi gli sforzi pubblici si rivolgono a restringere l’uso di questi farmaci alle situazioni di reale utilità, in Italia nulla sembra ancora muoversi in questa direzione.
Mentre ricerche come quella sulla relazione tra uso di antibiotici e rischio di sviluppare un cancro al seno sollevano inquietudini, una buona notizia viene da uno studio pubblicato il febbraio scorso (Halasa NB et al. Differences in antibiotic prescribing patterns for children younger than five years in the three major outpatient settings. J Pediatr 2004 Feb; 144;200-5), che ha valutato com’è cambiata la prescrizione di antibiotici negli USA, basandosi su dati rilevati in studi medici, reparti pronto soccorso e ospedali, scoprendo finalmente una prima inversione di tendenza.
Tra il 1994 e il 2000 si è registrato un calo complessivo del 23% nella prescrizione di antibiotici (da 1405 a 1088 prescrizioni su 1000 bambini), nonostante il numero dei consulti medici sia rimasto pressoché inalterato. Tra le patologie per le quali è stata richiesta una terapia antibiotica si segnalano l’otite media (circa la metà delle prescrizioni) e le infezioni delle vie respiratorie superiori o o la faringite (circa un quinto).
Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio, questi dati indicano che gli sforzi per “rieducare” i medici a un uso corretto degli antibiotici, soprattutto per quanto riguarda i bambini, stanno cominciando a dare frutti, ma non mancano di sottolineare come la quantità di questi farmaci che viene normalmente prescritta rimanga ancora più elevata del necessario.