Allergie: quando il problema è la testa
Ma che cos’hanno in testa i ragazzi di oggi? È presto detto: tintura per capelli. In Gran Bretagna ne fanno uso un’ampia maggioranza delle ragazze (circa l’85%) e un terzo dei maschi (33%).
È una diagnosi che, del resto, si può fare quasi sempre a prima vista, dal momento che i colori scelti sono inesistenti in natura, almeno nella limitata tavolozza delle chiome umane: arancione, verde, blu elettrico.
Lungi da noi la tentazione di criticare queste scelte cromatiche dal punto di vista estetico. Ogni epoca ha una sua idea della bellezza e ogni civiltà i suoi trucchi per ottenerla. I capelli poi sono da sempre particolarmente sensibili alle mode. Nel Settecento anche gli uomini li nascondevano sotto voluminose parrucche, negli anni Venti del Novecento, invece, anche le donne li tagliavano cortissimi, à la garçonne.
Il problema non è estetico, ma sanitario. Come tutti i coloranti, anche le tinture per capelli sono una fonte prodigiosa di allergie. Il sospetto circolava già da tempo: adesso riceve una conferma, obiettiva e irrefutabile, dalla scienza.
In un articolo pubblicato dal British Medical Journal (JP McFadden et al, BMJ 2007; 334: 220) un gruppo di studiosi riferisce i risultati di una ricerca condotta a Londra: a causa dell’uso crescente di tinture per capelli tra i giovani, è in forte crescita anche l’incidenza dei casi di dermatiti e tumefazioni in alcune zone del viso (in particolare fronte, orecchie, collo e palpebre).
In soli sei anni la percentuale di popolazione affetta da queste patologie è raddoppiata. In alcuni casi la reazione allergica è lieve e dà luogo ad arrossamenti del cuoio capelluto e a sgradevoli sensazioni di prurito. Ma spesso la sensibilità della pelle alla parafenilendiamina (il composto presente nella quasi totalità delle tinture) o al nichel solfato è così esasperata da provocare danni più seri, tanto da costringere al ricovero ospedaliero.
Il paradosso è insomma questo: per la smania di diventare più belli si corre il rischio di attraversare un periodo di ripugnante bruttezza, con la pelle arrossata e il volto gonfio e tumefatto.
Meglio talvolta rinunciare al colore e salvarsi la pelle.