Lavorare da casa: inferno o paradiso?

di Francesca Speciani - Counselor
23 Maggio 2013
Lavorare da casa: inferno o paradiso?

DOMANDA

Cara Francesca,sono una 40enne con una vita apparentemente normale: sono sposata e ho un lavoro che mi piace e che posso svolgere da casa. Eppure, da alcuni mesi, vivo come una reclusa, praticamente agli arresti domiciliari. Non per obbligo, perché nulla mi impedirebbe di uscire. Però il mio lavoro (sono un copywriter freelance) mi tiene costantemente davanti al computer. E un po’ alla volta mi sono resa conto che, se esco, continuo a pensare al testo su cui sto lavorando. Magari mi vengono delle idee e ho paura di dimenticarmele. Oppure mi chiedo cosa può succedere se è richiesto un mio intervento urgente mentre non sono connessa. Ma anche se resto al pc, continuo a ricontrollare le cose già scritte e spreco un mucchio di tempo. La mattina comincio prestissimo, e la sera stacco solo quando è ora di cena. Ma a quel punto sono esausta, se riesco faccio due faccende domestiche, magari guardo un film poi mi addormento come un piombo. Perfino nei weekend, alla fine mi sento più tranquilla se resto in casa. Insomma, sto cominciando a preoccuparmi. C’è qualcosa che posso fare per recuperare la mia spensieratezza? Betty

RISPOSTA

Cara Betty,

guardiamo innanzi tutto il lato positivo: non solo riesci a dormire (quindi a riposare senza che il pensiero del lavoro invada anche i tuoi sogni), ma soprattutto, prima di cena riesci a staccare. Non è così ovvio, visto che di giorno non ce la fai. Quindi mi sembra un buon indicatore che – con un po’ di esercizio – la situazione sia recuperabile.

Se ci trovassimo faccia a faccia probabilmente ti farei qualche domanda, sulla quale ti invito a riflettere. Cos’è cambiato nella tua vita prima che cominciassi a osservare questa difficoltà? Poi, c’è qualcosa che temi di non riuscire a controllare nella tua vita? Non è raro che il bisogno di controllo si trasferisca da un ambito interno a uno più esterno, dove ci sembra di avere più potere…

Vuoi un esempio illustre? Pensa al grande letterato Vittorio Alfieri. Preoccupato di dove l’avrebbe portato il suo carattere irrequieto e ribelle (secondo alcuni dalla sciantosa che abitava di fronte) si faceva legare alla sedia per continuare a studiare. Dato che la sua biografia è costellata – accanto alla fertilissima produzione letteraria – di passioni travolgenti, di tentati suicidi, di ideali romantici e di indomabili furori, a quanto pare le corde gli sono servite. La differenza col tuo illustre predecessore è che lui usava corde vere, e manteneva vivo il suo desiderio di uscire. Mentre tu usi l’immaginazione per condannarti ai domiciliari, e a quel punto non puoi utilizzarla anche per “evadere”.

Per ritrovare la spensieratezza, se escludiamo il sistema alfieriano, un’opzione è quella di cominciare a elaborare un piano per recuperare gradualmente le vecchie abitudini o per costruirne di nuove, in modo da ridurre l’impatto sulla tua vita di questo eccessivo attaccamento al lavoro. Poco alla volta, e con un po’ di attenzione, per evitare conseguenze negative che finirebbero per rinforzare lo schema attuale.

Prova a uscire per una mezz’ora (magari con un notes dove appuntarti eventuali idee brillanti) o a spegnere il computer per lo stesso tempo, dedicandoti nel frattempo a qualcosa di diverso. Osserva come ti senti e, se riesci a gestire l’ansia, cerca di prolungare i tempi. Dai anche un voto da 1 a 5 al fastidio che provi, così avrai un metro di paragone tra un tentativo e il successivo.

È difficile comunque che questi esercizi abbiano successo, a meno che tu non dedichi queste pause volontarie ad attività che ti diano almeno altrettanta soddisfazione o eccitazione di quella che ricavi mentre lavori. C’è chi suggerisce i salti in paracadute, ma alcuni obiettano che sostituire uno sballo con un altro non sia una buona idea. D’altra parte, è possibile che a te basti andare a correre o a giocare a tennis, o farti fare un massaggio rilassante. L’attività fisica, tra l’altro, è di grande sostegno al processo di cambiamento. Il vantaggio aggiuntivo è che riallinea corpo e mente, riducendo lo spazio per i pensieri invadenti.

Una giornata al mare, o alle terme, potrebbe forse riuscire a spostarti dal computer più volentieri di un pomeriggio di shopping o di un caffè da un’amica? Non scartare nessuna ipotesi, parti dalle cose che ti piaceva fare prima di auto-recluderti e cerca di usare i weekend per praticare l’astinenza dai pensieri lavorativi e le uscite di casa. Io, come ho già detto altrove, trovo molto efficace il tennis: se c’è una persona che mi aspetta in campo, ho un incentivo in più per spegnere il pc.

Prima di chiudere voglio aggiungere due parole sulla motivazione. Del bisogno di ritrovare la tua spensieratezza hai già parlato tu. Ma voglio ricordarti che anche imparare a staccare può essere una sfida eccitante per chi vuole rendere di più: hai già notato da sola che è proprio quando sei fuori che ti vengono in mente solouzioni brillanti. Non trascurare questa informazione, e controlla che la tua motivazione sia sufficientemente efficace.

Infine, ti consiglio di tenere d’occhio il problema che mi hai descritto. Anche se è esperienza comune che a casa il lavoro tende a dilagare fino a prendersi tutto lo spazio disponibile, se la tua spensieratezza e il tuo piacere di uscire non tornano in tempi molto brevi, la situazione potrebbe degenerare: sia le dipendenze (compresa quella da lavoro o workaholism) sia le fobie (come quella che a volte impedisce di uscire di casa) tendono ad autoalimentarsi. In questo caso, una psicoterapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere la scelta più indicata.