La Pica: il disturbo alimentare del mangiare “insolito”
Uno dei Disturbi del Comportamento Alimentare inclusi nella classificazione del DMS 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) è la Pica.
La Pica, anche denominata allotriofagia, si caratterizza per la continuativa ingestione per almeno un mese di una o più sostanze non alimentari e non commestibili. Alcuni esempi di queste sono sostanze possono essere: carta, stoffa, lana, sapone, gesso, capelli, gomma, terra, metallo, terra, vernice, ghiaccio e cenere.
Solitamente le persone che soffrono di Pica non hanno avversione per il cibo, ma l’ingestione della sostanza non deve far parte di una pratica culturalmente sancita. Ad oggi è ancora difficile stabilire l’incidenza di questo disturbo nella popolazione perché chi ne soffre non lo riconosce o tende a non riferirlo per via dell’imbarazzo legato alle abitudini alimentari insolite.
È possibile tuttavia identificare l’esordio in età infantile, ma non è da confondere con la naturale tendenza dei bambini sotto i 2 anni a portare oggetti non commestibili alla bocca o ad ingerirli.
Generalmente nell’età adulta la Pica può essere associata a disabilità intellettive o ad altri disturbo psicologici, come il Disturbo Ossessivo Compulsivo, il Disturbo Alimentare, certe Psicosi, o a condizioni fisiologiche e mediche come la clorosi, elmintiasi o la gravidanza.
È stata osservata una frequente correlazione tra Pica e anemia da carenza di ferro, tale da poter venire semplicemente tramite la correzione di questa carenza. Più in generale, la maggior parte delle ipotesi associa la pica ad una mancanza nutrizionale (Bhatia & Kaur, 2014).
Tuttavia, la pica può avere anche una natura psicologica. Eventi traumatici o disturbo ossessivo-compulsivo possono essere associati a Pica, e la sua incidenza è maggiore nelle persone con disturbi mentali, come ad esempio schizofrenia, autismo e ritardo mentale (Firyal, 2007).
Chiaramente i rischi legati all’ingestione di sostanze non commestibili sono alti (ad esempio, problemi intestinali, soffocamento, ulcere, infezioni ecc.), per questo è molto importante che, nonostante l’imbarazzo che può accompagnare chi ne soffre, ci si rivolga a un medico per poter subito intervenire ed evitare grossi danni.
Lo psicologo può essere un valido aiuto sia nei casi in cui la Pica abbia origini psicologiche sia per supportare la persona che ne soffre nell’affrontare il problema e prendersi cura di sé. In questi casi, infatti, lo psicologo si concentra sui fattori che concorrono alla Pica affrontando tutti i problemi psicologici ad essa legata (Bhatia & Kaur, 2014).
Presso lo studio SMA in cui lavoro, un team di medici e nutrizionisti può diagnosticare il disturbo e indicare la strada migliore per uscirne, coinvolgendo anche lo psicologo per verificare la presenza di altri disturbi psicologici sottostanti.
In particolare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è quella maggiormente raccomandata (Bhatia & Kaur, 2014; Holm, 2012).
Bibliografia
– Bhatia, M.S., Kaur, J., (2014). Pica as a Culture Bound Syndrome, Delhi Psychiatry Journal, Vol. 17 No. 1, April 2014.
– Firyal, S., (2007). Pica (depraved appetite; allotrophagia) in domestic animals and man, Pakistan Vet. J., 27(4): 208-210. http://www.pvj.com.pk/pdf-files/27_4/208-210.pdf.
– Holm, G., (2012). Pica, Medically Reviewed by George Krucik, MD. Ricavato il 20 Aprile 2016 su http://it.healthline.com/health/pica.