Ambiente meglio dei soldi per felicità e salute
Diceva il saggio “vivi lontano dallo stress e vivrai a lungo”. Lo studio pubblicato la scorsa settimana su Science ne è la dimostrazione lampante. Sono stati confrontati i valori di benessere percepito e di salute fisica e mentale di due popolazioni differenti per il quartiere abitativo. Le famiglie analizzate, seguite per un periodo della durata di 15 anni, arrivavano tutte originariamente dalla stessa zona; la metà di queste ha ricevuto un sussidio che permetteva loro di trasferirsi in aree globalmente meglio considerate.
Non è tutto qui: l’aumento di benessere in chi aveva traslocato era compatibile con l’aumentato benessere psicofisico di chi guadagnasse complessivamente 13.000 dollari in più l’anno, corrispondenti a quasi un raddoppio delle entrate considerando che il valore medio della variabile era per le famiglie coinvolte di 20.000 l’anno circa.
Due cuori e una capanna è una formula che riesce evidentemente ad essere davvero funzionale, ed è una nozione che fa stare meglio chiunque, soprattutto in tempo di crisi.
L’analisi può poi essere utile a chi sta cercando casa o si sta trasferendo. Se risparmiare sulla propria casa può comunque avere un senso, risparmiare sul quartiere, sul vicinato e sull’ambiente e le comodità percepite in quanto a vicinanza a mezzi pubblici e sicurezza, non ce l’ha.
Per chi invece una casa ce l’avesse già, e non avesse alcuna intenzione o possibilità di cambiarla, sarà utile comunque considerare che anche l’ambiente vitale di cui ci si circonda quotidianamente può avere un significato, e che la decisione di un quartiere migliore da un altro dipende dalla percezione del quartiere stessa che può essere correlata ad associazioni emotive soggettive e in ogni caso superabili o almeno modulabili.
L’ambiente in cui si vive può solo parzialmente cambiare o mutare, anche se resta evidentemente in grado di influenzare la salute e il benessere mentale e fisico degli individui. Così può restare importante mettere in moto ogni possibile meccanismo di gestione dello stress, per rendere più morbido il passaggio da un ambiente all’altro e mettendo l’organismo in grado di rispondere nel miglior modo possibile agli stimoli buoni o meno buoni che continuamente lo circondano.
In tal senso, fare prima colazione, e ancora meglio farla bene, può essere uno stimolo essenziale, come ben spiegato nell’articolo “Fare colazione riduce lo stress“. Il nostro organismo risponde allo stimolo “assenza di colazione”, allertando se stesso sulla presenza di uno stress dato dalla credenza genetica di star morendo di fame. Tale meccanismo, alla lunga mette in moto meccanismi debilitanti e poco utili.
Fare una buona prima colazione invece, oltre a rendere più funzionale e quindi meglio gestito nelle proprie reazioni l’intero organismo, permette una migliore regolazione delle situazioni circostanti, si tratti di affrontare un test, un colloquio, un trasloco, un lutto o qualunque altro tipo di situazione parzialmente o potenzialmente debilitante.
Elementi ulteriori vanno ricercati in una alimentazione che eviti il più possibile sbalzi glicemici, fortemente debilitanti sotto il profilo fisico ed emotivo. Sarà quindi da ricercarsi il più possibile l’abbinamento di carboidrati e proteine ad ogni pasto, evitando invece l’uso di zuccheri raffinati o semplici, a maggior ragione se non bilanciati o lontani dai pasti principali (si parla della tipica tazzina di caffè con un po’ di zucchero, o del cioccolatino o dello snack tipico da macchinetta).
Altresì importante è l’uso di frutta e verdura fresca (l’OMS ne richiede almeno cinque porzioni al giorno a testa), ed una adeguata parte proteica nella dieta di ciascuno.
Inutile ricordare il ruolo e l’importanza dell’attività fisica nella gestione dell’umore e dell’infiammazione (a sua volta correlato all’umore stesso), come perfettamente spiegato e ricordato in “Essere magri non basta: serve muoversi“.