Traumi cranici e concussioni: l’importanza di controllare gli zuccheri per ridurne le conseguenze
La ricerca cui faccio riferimento è riferita ai traumatismi cranici ed encefalici (equiparabili alle “botte in testa”) dei bambini, ma è molto probabile che lo stesso tipo di meccanismo sia attivo nei piccini come negli adulti.
Emerge, dalla ricerca portoghese pubblicata su Neuropharmacology, che dopo un trauma cranico viene rilasciata la proteina S100 B, capace di indurre e mantenere la demielinizzazione dei neuroni anche per molti anni successivi al trauma stesso.
L’elemento straordinario emerso dalla ricerca è che se si inibiscono i recettori dei prodotti di glicazione, attivati dall’eccesso individuale di assunzione di zuccheri e di sostanze simili, si riesce ad impedire anche l’azione della proteina S100 B, impedendo le sequele post trauma, che possono durare anche per molti anni.
Si tratta di un tema che riguarda moltissime persone, sportive e no. Negli USA hanno fatto scuola i casi di giocatori di football americano o di pugili che prendendo “colpi” durante le azioni di gioco o i combattimenti hanno sviluppato forme di declino cognitivo o di demenza precoci.
Si è cercato quindi di seguire con molta attenzione tutti i fenomeni legati alle concussioni, cioè a quei traumatismi non sufficienti a determinare un danno immediato ma in grado di attivare processi di usura cerebrale di lunga durata. Basti pensare a un calciatore che salta per “colpire di testa” un pallone lanciato dal portiere avversario. Resta in piedi e magari fa anche un bel passaggio ad un compagno di squadra, ma la concussione può essere importante e merita di essere studiata.
Scoprire che il controllo della glicazione può bloccare la attivazione della proteina S100 B si allinea ai lavori recenti di cui Eurosalus ha parlato negli articoli “Glicazione e neurodegenerazione: misurare gli zuccheri per controllare l’Alzheimer” e “Alzheimer, zuccheri e AGEs: quando si perde la memoria per i nomi”.
Alzheimer, declino cognitivo e Metilgliossale. I danni da glicazione che si possono prevenire
L’elemento intrigante di questa ricerca è che questo avviene grazie alla azione sulla microglia cioè su quelle cellule cerebrali che per anni sono state relegate ad un mero ruolo di sostegno e che invece oggi sono meglio comprese per il loro ruolo di supporto metabolico, immunologico e di controllo infiammatorio per la corretta funzionalità dei neuroni.
Di recente si è “Finalmente scoperto come fa lo zucchero a provocare allergie” e gli zuccheri, infatti, agiscono sulle cellule di supporto del sistema immunitario esattamente come agiscono sulle cellule della microglia che supportano i neuroni e l’intero cervello, alterandone il funzionamento e generando infiammazione e ossidazione.
Quindi, che ci sia da proteggere un neonato con un trauma da parto, un bambino caduto da un triciclo che ha battuto la testa, un adulto che ha preso una “botta in testa” o uno sportivo dedicato a sport che possono portare a fenomeni di concussione, in tutti i casi il controllo personalizzato degli zuccheri, anche di quelli invisibili e nascosti, può essere un importante strumento di controllo e di prevenzione della degenerazione neuronale.
Le sostanze glicosilate e glicate agiscono come veleni cellulari, tanto che alcuni le chiamano glicotossine e la progressione della ricerca ha evidenziato con certezza il loro ruolo nel processo di degenerazione neuronale. Questa conoscenza si affianca oggi alla comprensione della loro azione quando è combinata con la proteina S100 B.
Il primo strumento a disposizione per evitare questi aspetti è il controllo dei livelli infiammatori dovuti a zuccheri e alimenti (il Test PerMè e il Glyco Test possono aiutare in questo) per evitare, o almeno ridurre, l’attivazione a cascata dei processi infiammatori e degenerativi favoriti dalla interazione tra glicazione e attivazione di citochine come il BAFF e delle sostanze glicanti come il Metilgliossale.
L’eccesso di uno zucchero specifico può determinare effetti di profonda alterazione della risposta metabolica. È molto interessante notare che una volta che si sia alterato il metabolismo, anche altri segnali infiammatori possono attivare lo stesso tipo di reazione, anche in assenza dello zucchero stesso. Le persone, dopo l’attivazione della glicazione, sono cioè predisposte a ripetere le stesse manifestazioni cliniche anche per uno stimolo diverso, come quello dovuto a una infiammazione.
Questo è uno dei motivi per cui nel centro SMA in cui lavoro, tutto lo staff medico e nutrizionale personalizza comunque la nutrizione dei nostri pazienti in base ai livelli infiammatori alimentari e a quelli di glicazione.
È grazie alla rieducazione della sensibilità insulinica, ottenibile attraverso l’attività fisica, il controllo dell’infiammazione, l’utilizzo di integratori con effetti sulla regolazione zuccherina (Zerotox Inositox e Glucontrol base tra i preferiti) e una dieta adeguata e personalizzata, che la memoria riprende vita e i meccanismi difensivi dell’organismo, riattivati, possono orientare la persona al recupero del benessere e della salute.