Può l’alimentazione aiutare a prevenire la malattia di Alzheimer?
Sebbene le cause esatte della malattia di Alzheimer non siano del tutto comprese, essa è generalmente considerata una condizione complessa e multifattoriale alla quale contribuiscono fattori genetici, di stile di vita e ambientali.
Tra questi ultimi, l’alimentazione sembra avere un ruolo rilevante e sempre più studi scientifici evidenziano che ciò che mangiamo influisce sulla capacità del cervello che invecchia di pensare e ricordare.
Ad oggi sono in corso svariati studi che indagano la relazione tra degenerazione cerebrale tipica dell’Alzheimer e modelli alimentari considerati sani come la dieta Mediterranea che enfatizza il consumo di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e pesce, come la MIND diet (Mediterranean–DASH Intervention for Neurodegenerative Delay) che è un ibrido tra la dieta Mediterranea e la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) e altri modelli dietetici.
Il comune denominatore dei modelli dietetici promettenti in ottica di prevenzione, come la dieta Mediterranea o la MIND diet, sembrerebbe essere la riduzione dello stress ossidativo e dell’infiammazione sistemica che sono alla base dell’insorgenza e della progressione della malattia.
Oltre all’azione protettiva di alcuni nutrienti come gli omega 3, presenti nel pesce e nella frutta a guscio, i folati, il tocoferolo e la luteina, presenti soprattutto nei vegetali a foglia verde e la diminuzione del consumo di sale, un aspetto di grande rilevanza è la riduzione dell’assunzione di zuccheri e il controllo dei picchi glicemici. Infatti, non è un caso che l’Alzheimer sia stato definito anche Diabete di tipo 3.
I numerosi studi che hanno esplorato il legame tra un elevato consumo di zuccheri e il declino cognitivo, compreso un aumento del rischio di malattia di Alzheimer, hanno individuato tre criticità importanti:
La resistenza all’insulina: un consumo eccessivo di zucchero, soprattutto sotto forma di carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti, oltre all’accumulo adiposo, può favorire la resistenza insulinica, una condizione in cui le cellule del corpo non rispondono efficacemente a tale ormone che regola le risposte metaboliche. La resistenza insulinica è un noto fattore di rischio sia per il diabete di tipo 2 che per la malattia di Alzheimer, poiché favorisce sia maggiore produzione di sostanza beta amiloide sia una riduzione della sua rimozione dal cervello.
L’infiammazione o “low grade inflammation”: le diete ad alto contenuto di zuccheri e cibi ultraprocessati (come la Western diet, cioè la moderna dieta occidentale) sono state associate allo sviluppo di un’infiammazione cronica di basso grado nell’organismo. Ad oggi, i dati sono sempre più concordi nel ritenere che essa svolga un ruolo nello sviluppo delle varie forme di declino cognitivo.
I prodotti finali della glicazione avanzata (AGE) e in particolare il metilgliossale (MGO): un eccesso individuale di zuccheri può portare alla formazione di prodotti finali della glicazione avanzata (AGEs), che sono composti che si formano quando gli zuccheri presenti nel sangue reagiscono con le proteine dell’organismo alterandone la normale funzione. Tra essi, è noto il metilgliossale (MGO), una sostanza fortemente ossidante che è coinvolta nella disfunzione microvascolare e nell’attivazione della proteina Tau 181 che è un indice precoce della successiva deposizione di sostanza amiloide.
Nello studio SMA in cui lavoro, l’analisi dei livelli di glicazione e di MGO permette di impostare un’alimentazione equilibrata che tenga conto in modo personalizzato di questi aspetti di prevenzione.
Tra gli obiettivi terapeutici nella prevenzione e nella cura delle patologie neurodegenerative possono essere incluse anche scelte alimentari e di stile di vita che aiutino a controllare la glicazione e le fluttuazioni glicemiche.
Per ridurre il rischio di malattia di Alzheimer e promuovere la salute generale del cervello, la raccomandazione è quella di mantenere una dieta equilibrata e sana, impegnarsi in un’attività fisica regolare, gestire i livelli di zucchero nel sangue e seguire uno stile di vita che supporti il benessere cognitivo.