Le allergie non allergiche
Tra il 2020 e il 2021, la dottoressa Antonella Cianferoni, immunologa e pediatra del Children’s Hospital of Philadelphia ha descritto gli effetti della “allergia non mediata dalle IgE” nel caso della esofagite eosinofila, spiegando che, pur in assenza di specifiche immunoglobuline E per gli alimenti, la somministrazione di quegli stessi cibi genera una risposta infiammatoria e immunologica in tutto simile ad una allergia pur senza esserlo (perché mancano le IgE specifiche per quell’alimento).
Si tratta di un tema di fortissimo impatto sociale che obbliga ad affrontare una reazione allergica o simil allergica, in modo ben più ampio e sistemico di quanto normalmente venga fatto. Vale per tutte le allergie, e in modo particolare per le manifestazioni infiammatorie o allergiche di tipo alimentare in cui non si riesca a evidenziare la presenza di IgE.
Questo argomento, già discusso nelle pagine di Eurosalus che trattano la esofagite eosinofila, è stato ripreso anche in un articolo dalla rivista medica di allergologia e immunologia più importante al mondo (JACI), con un articolo intitolato “Non IgE mediated anaphylaxis” pubblicato nell’aprile 2021, in cui l’autrice afferma che alcune sostanze potenzialmente allergizzanti, come gli alimenti, determinano a contatto con le IgG specifiche un rilascio di citochine che imitano la reazione allergica pur in assenza di allergia (Cianferoni A. J Allergy Clin Immunol. 2021 Apr;147(4):1123-1131. doi: 10.1016/j.jaci.2021.02.012).
La immunologa Polly Matzinger ha documentato che il sistema immunitario, più che combattere contro ciò che è “diverso”, distingue in un certo senso tra ciò che fa bene e ciò che fa male e mantiene in memoria anche certi tipi di esperienze vissute, in cui un antigene (alimento o polline) si è affiancato ad una condizione di allarme.
Le “condizioni di allarme”, quelle che possono consentire l’attivazione simil allergica, sono sicuramente l’infiammazione (come l’infiammazione da alimenti), la glicazione dovuta all’eccesso individuale di assunzione di zuccheri, e alcune caratteristiche di tipo emotivo-emozionale, come spiegato dalla Montalcini.
La glicazione spiega perfettamente le reazioni simil allergiche in cui è difficile capire quale sia la “sostanza colpevole”.
Questa conoscenza deriva da quanto decritto sul JACI fin dal 2017 per il 62% delle reazioni allergiche, quelle in cui non si capisce in modo univoco la presenza di una sostanza che scatena la reazione. In questa percentuale elevatissima di reazioni (praticamente 2 su 3), la glicazione (provocata dall’eccesso individuale di assunzione di zucchero, fruttosio, alcol, carboidrati) diventa una delle cause maggiormente responsabili.
Come se il “pericolo” indotto dall’eccesso di sostanze glicanti alterasse la modalità di risposta che altrimenti (senza zuccheri) sarebbe normale.
Per questo motivo, nel centro SMA in cui lavoro studiamo in modo personalizzato l’alimentazione nei percorsi terapeutici per l’allergia, come facciamo anche in tutte le condizioni di autoimmunità. La possibilità che una condizione di glicazione elevata (identificabile con i Test GEK Lab) o di infiammazione alimentare misconosciuta siano alla base dello scatenamento allergico è ormai evidente, documentata e applicabile in ambito clinico.
Nella ricerca delle infiammazioni dovute agli alimenti è indispensabile identificare il profilo alimentare individuale, per capire quali gruppi alimentari, assunti in modo ripetitivo, contribuiscano ad una condizione infiammatoria in tutto simile ad una allergia, senza esserlo.
Nella mia storia professionale ho incontrato nel 1998 uno dei “grandi vecchi” dell’allergologia mondiale, il professor Alain de Weck, condividendo con lui la necessità di definire, per gli alimenti, il ruolo delle reazioni non allergiche, ma a quel tempo la documentazione scientifica e metodologica delle indagini era ancora in parte approssimativa, anche se il concetto di “allergie non allergiche” si stava decisamente facendo strada nella comprensione scientifica.
Infatti, Allen P. Kaplan, che nel 1998 prese da de Weck il ruolo di Chief Editor del World Allergy Organization Journal, parlò specificamente di “allergie non allergiche” riferendosi alla orticaria cronica.
Nel settembre 2021 un gruppo di ricercatori dell’Università di Pittsburgh pubblicò sul JACI un articolo sulla relazione tra asma e dieta, spiegando che l’asma può essere compresa solo interpretando la sua manifestazione come somma di più aspetti dietetici che partecipano alla risposta allergica, infiammatoria o simil allergica. Se ci si ferma alla valutazione delle sole IgE si rischia di non potere supportare la terapia e la guarigione della malattia.
E da ultimo, in un contesto in cui oggi è certo che la comprensione delle manifestazioni allergiche deve passare dalla valutazione polifattoriale delle sue molteplici cause, una ricerca pubblicata sul numero di Science del 23 marzo 2023 anticipa un nuovo ed ulteriore ruolo del sistema nervoso nella comparsa della manifestazione allergica grave, proponendo addirittura che il meccanismo neurologico sia molto più rilevante di quello finora considerato legato alla allergologia e alle IgE.
Il cammino verso la comprensione della reazione infiammatoria e allergica sta diventando sempre più sistemico e polifattoriale, aprendo spazi di ricerca e di applicazione clinica innovativi e intriganti.