Finalmente scoperto come fa lo zucchero a provocare allergie
Chi pensava che lo zucchero fosse legato solo a diabete, sovrappeso e malattie cardiovascolari, cui purtroppo la gente non pensa finché la malattia non arriva, deve ricredersi.
Fin dal 2017 è documentato che le reazioni allergiche trovano una causa classicamente “allergica” (dovuta alle IgE nei confronti di qualche polline, alimento o farmaco) solo nel 38% dei casi, mentre nel 62% delle situazioni la causa è multifattoriale e spesso dovuta alla glicazione, cioè alla azione degli zuccheri (compresi fruttosio, frutta, alcol e polioli) assunti individualmente in eccesso.
Tra glicazione, allergia e infiammazione, i legami sono diventati poi sempre più certi, al punto che un gruppo di ricercatori australiani, statunitensi, irlandesi e italiani ha pubblicato su Frontiers in Allergy, nell’aprile 2023 un lavoro che spiega in dettaglio i meccanismi molecolari che provocano la reazione infiammatoria o simil allergica per effetto delle sostanze glicanti (i cosiddetti AGEs), di cui ricordiamo che il capostipite è il Metilgliossale (identificato dai test GEKLab).
Per chi come me lavora in ambito allergologico e immunologico da oltre 40 anni, studiando come le abitudini alimentari interferiscano su allergia e infiammazione, questa è una notizia sensazionale che mi dà gioia e conferma sul piano scientifico quello che l’analisi clinica e i numeri avevano anticipato, dando nuova luce alla strada in cui da anni tutto il nostro gruppo di ricerca di GEK Lab sta lavorando.
Il lavoro spiega che le sostanze glicanti rappresentano un pericolo per l’organismo e, in relazione alle allergie alimentari, la loro presenza danneggia l’epitelio intestinale facilitando il passaggio di molecole alimentari non completamente digerite, che di solito, ben elaborate, sono invece usualmente innocue.
Inoltre, attivano nelle cellule immunitarie (in particolare le cellule APC) la trasformazione verso una risposta allergologica (si dice che stimolano lo “shift TH2”), e fanno sì che gli antigeni, cioè le sostanze allergizzanti di qualsiasi tipo, vengano presentati in modo diverso rispetto al solito.
In pratica, l’eccesso zuccherino fa sì che se una persona ha mangiato latte e latticini senza alcun problema fino al giorno prima, per un eccesso individuale di zuccheri si può improvvisamente trovare a rispondere malamente alla assunzione di latticini non per colpa del latte ma per colpa degli eccessi di zuccheri continuamente utilizzati. Lo stesso vale per gli le graminacee o per gli acari respirati senza problemi fino al giorno prima e improvvisamente diventati “nemici”, senza che si riesca ad ottenere una precisa diagnosi classica di allergia.
Per capire inoltre cosa succede attivando lo “shift TH2” serve spiegare che durante la gravidanza, visto che il bambino che cresce è sia di mamma sia di papà, tutto l’organismo dei mammiferi in attesa si orienta verso lo “shift TH1” rallentando qualsiasi risposta allergica fino alla nascita del nuovo bambino o cucciolo che sia. L’eccesso individuale di zuccheri, anche quelli invisibili e nascosti, porta invece verso la reazione allergica nei confronti di qualsiasi cosa possibile.
Questo spiega la concreta utilità di un articolo come quello pubblicato su Eurosalus dal titolo “Né infezione né allergia: la tosse da cappuccio e brioche esiste” che aiuta a comprendere come molte patologie, dalla tosse descritta nell’articolo come esempio, per arrivare alla cistite, alla colite, alla vaginite, alla congiuntivite, all’emicrania, all’artrite o al reflusso gastroesofageo, siano in realtà dovuti ad una infiammazione sistemica in cui la parte glicante può essere dominante.
Spesso le reazioni infiammatorie o allergiche o simil allergiche non dipendono da una singola sostanza ma dal fatto che una qualsiasi sostanza, a contatto con l’organismo, agisca come “una goccia che fa traboccare il vaso”, e in questo senso è utile leggere l’articolo sul “vaso pieno” e quello sulle “allergie non allergiche” già pubblicati su Eurosalus.
Per questo motivo, nel centro SMA in cui lavoro studiamo in modo personalizzato l’alimentazione (come sempre facciamo nei percorsi terapeutici per l’allergia) in tutte le condizioni in cui siano presenti infiammazioni.
La possibilità che una condizione di glicazione elevata (identificabile con i Test GEK Lab) o di infiammazione alimentare misconosciuta siano alla base della malattia è ormai evidente, documentata e applicabile in ambito clinico.