Gravidanza e allattamento: primi segnali al neonato per attivare il metabolismo
Sempre più lavori scientifici puntano l’attenzione sull’importanza dei “programmi” alla base del destino metabolico di una persona.
L’organismo riceve dall’esterno una miriade di segnali differenti che influenzano, positivamente o negativamente, la capacità di mantenersi in forma indipendentemente dall’apporto calorico.
Gran parte degli studi in questo settore si sono concentrati sul chiarire la relazione tra i segnali che l’organismo riceve durante la vita fetale e gli outcome metabolici a lungo termine.
Per una corretta valutazione di questi aspetti, il peso e l’altezza non sono sufficienti per comprendere nella sua interezza il problema ed è importante ragionare sempre in base a una corretta valutazione della composizione corporea.
Fa effettivamente molta differenza se l’aumento di peso è dovuto a un incremento della massa magra, che testimonia effettivamente un metabolismo più attivo ed efficiente, piuttosto che un aumento della percentuale di massa grassa, che incide negativamente sul metabolismo e sui livelli generali di infiammazione.
Una ricerca pubblicata in aprile 2015 sull’International Journal of Obesity da un gruppo di ricercatori portoghesi punta l’attenzione sull’influenza delle primissime fasi di crescita di un neonato, ipotizzando che questo primo periodo della vita rappresenti un momento critico nella definizione del pattern metabolico futuro (Fonseca MJ et al. Effect of birth weight and weight change during the first 96 h of life on childhood body composition-path analysis. International Journal of Obesity 2015;39(4):579-85).
Molti studi hanno infatti già dimostrato una correlazione tra la variazioni di peso durante la vita fetale, l’infanzia e l’adolescenza con la composizione corporea dell’adulto.
Il peso alla nascita ha effettivamente un’influenza sulla composizione corporea all’età di 4 e 7 anni mentre, a dispetto dell’ipotesi dei ricercatori, la perdita di peso nei primi giorni dopo il parto non influenza l’andamento della composizione corporea durante l’infanzia.
In maniera molto dettagliata il gruppo di ricerca portoghese ha definito che ogni aumento di peso alla nascita corrisponde a un aumento dell’indice di massa corporea e della percentuale di massa magra, ma soprattutto della percentuale di massa grassa durante l’infanzia.
Questi dati sono particolarmente importanti perché è probabile che questo andamento venga mantenuto anche successivamente nel corso della vita con effetti potenzialmente esponenziali.
Un secondo lavoro, pubblicato sullo stesso numero dell’International Journal of Obesity, a testimonianza dell’attualità di questi temi, aggiunge un tassello a questo mosaico valutando l’influenza della durata dell’allattamento e dell’inizio dello svezzamento sulla composizione corporea dei bambini in crescita (de Beer M et al. Associations of infant feeding and timing of linear growth and relative weight gain during early life with childhood body composition. International Journal of Obesity 2015;39(4):586-92) .
L’allattamento esclusivo al seno per i primi 6 mesi di vita è associato a un minor aumento di peso che corrisponde sopratutto a un minor accumulo di grasso.
Allo stesso modo l’inizio dello svezzamento prima dei 4 mesi di vita si associa a una composizione corporea meno favorevole se paragonata a quella riscontrata nei bambini che hanno cominciato il divezzamento a 6 mesi.
Il rischio metabolico di ogni persona si costruisce fin dai primissimi giorni di vita e ancora prima nell’utero materno.
L’organismo recepisce nella sua complessità una miriade di informazioni dall’ambiente esterno e la comprensione di quali segnali possano avere un’influenza sulla propria salute rappresenta una possibilità unica di prevenzione e intervento.
Un’attenzione specifica alla dieta durante la gravidanza, con buone abitudini come l’utilizzo esclusivo di cereali integrali, l’abbinamento a tutti i pasti di carboidrati e proteine e una prima colazione abbondante, favorisce non solo la salute materna ma anche il peso del nascituro con ripercussioni positive sul suo imprinting metabolico e la composizione corporea negli anni successivi.
Allo stesso modo l’impegno di tutta la famiglia nell’iniziare a portare avanti nei mesi l’allattamento al seno, ritardando, quando è possibile, l’inizio dello svezzamento fino ai 6 mesi di vita, rappresenta una strategia importante di prevenzione dell’obesità infantile. Come dire: chi ben comincia è a metà dell’opera.
La gravidanza e i primi mesi di un bambino sono per una coppia, e più in generale per l’intera famiglia, un’occasione importante per modificare il proprio stile di vita, sia sul piano alimentare sia su quello delle abitudini.
Il prossimo mese verrà pubblicato un libro specialistico intitolato “Sindrome metabolica e complicanze della gravidanza: il potenziale ruolo preventivo della nutrizione” edito da Springer Science Publisher con due editori di eccezione come il Prof. Enrico Ferrazzi e il Prof. Berry Sears, cui anch’io e il dott. Attilio Speciani abbiamo contribuito con la stesura di un capitolo ciascuno (Metabolic Syndrome and Complications of Pregnancy: The Potential Preventing Role of Nutrition, Ferrazzi E., Sears B. Eds. Springer Science Publisher, New York, Heidelberg, 2015, In press).
Insieme alla voglia di cambiamento che si accompagna all’arrivo di un bambino, scoperte scientifiche di questo tipo devono indirizzare genitori, ricercatori e medici verso scelte consapevoli a favore di una vera prevenzione.