Stop al junk food, soprattutto se si aspetta un bambino
Che la pancia della mamma fosse un luogo dolce e felice in cui il bambino non solo crescesse, ma imparasse anche a valutare e prendere le linee sul mondo che per lui sarà, era già noto. Il bambino ad esempio usa in alcuni momenti la “musica” del cuore della madre per imparare a interpretare gli stimoli che circondano lui e la pancia in cui si trova.
Oggi su FASEB, giornale della federazione delle società di biologia sperimentale americane, uno studio dell’Università di Adelaide evidenzia come la madre che in gravidanza assuma cibi grassi e di basso valore nutrizionale (il tipico junk food), tenda ad essere la mamma di un bambino che ha bisogno di maggiori quantità di grassi e zuccheri per riceverne lo stesso grado di soddisfazione. Il nascituro sarà predisposto alla ricerca di alimenti maggiomente palatabili e può darsi che ciò sia dovuto, tra le altre cose, ad una sorta di resistenza agli oppioidi dimostrato sui topini nello studio in osservazione.
Non sarebbe una sorpresa che tale assunzione durante la gravidanza predisponesse il nascituro anche ad una maggiore tendenza depressiva poiché quegli stimoli di serenità endogena prodotti appunto dai recettori oppioidi in maniera fisiologica sono più complessi da raggiungere.
Nulla di particolarmente grave in questo caso e un meccanismo invece del quale tenere forte considerazione: un po’ di attività fisica in più agisce probabilmente sulla stessa parte recettoriale, rappresentando un’ottima via per la gestione del disagio o della necessità compulsiva di cibo spazzatura.
Lo sport si è dimostrato infatti in grado di regolare l’appetito e la ricerca compulsiva di alimenti non necessari, oltre che mobilizzare l’energia in maniera utile per chi abbia magari una maggiore tendenza a cercare cibi ricchi di grassi e zuccheri “vuoti”. Chi fa sport è più sano (soffre meno di sindrome metabolica, è meno allergico e meno infiammato) ed anche più felice: chi fa sport e continua a farlo ha una minore tendenza a cadere in fenomeni di tipo depressivo con una probabilità maggiore di mantenere il sorriso per lunghi anni, anche qualora in gravidanza si sia fatto abuso di sostanze dolci o grasse.
Azione simile hanno anche gli omega 3, ed è inoltre importante ricordare che esistono meccanismi di riadattamento potenti all’interno di ciascuno che possono essere in grado di modulare il proprio numero o responsività recettoriale anche una volta cresciuti.
Lo studio pubblicato su FASEB rappresenta una presa di coscienza necessaria per ogni madre che sia interessata al benessere del suo piccolo, ma anche lo stimolo alla ricerca della propria soluzione per chi si trovi in una condizione di disagio, con la volontà di trovare (o ritrovare) la strada della serenità (o di una maggiore serenità) e della salute, lontano dal cibo spazzatura.