Gli scienziati italiani difendono l’obesità?
Sembra che anni di storia e di ricerca scientifica siano passati invano. Nei giorni scorsi Corriere.it ha rilanciato per la seconda volta in pochi giorni una video intervista ad un esperto INRAN, guidata dal giornalista scientifico Luigi Ripamonti.
Si è discusso in modo critico del “piatto tipo” proposto dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America come soluzione all’obesità, e le indicazioni del Dipartimento (il cui testimonial è Michelle Obama) sono state in un certo senso irrise e messe decisamente alla berlina.
La cosa che mi sorprende è che l’esperto intervistato non ha fatto il minimo cenno al problema della resistenza insulinica, che invece questa proposta alimentare prende finalmente in considerazione.
Uno squilibrio della gestione insulinica e un relativo eccesso di zuccheri e amidi nell’alimentazione è un problema che riguarda almeno l’80% degli italiani e i cui effetti in termini di obesità e di diabete sono purtroppo conosciuti da tutti.
Gli statunitensi ci sono passati, e noi ci stiamo passando. Con una differenza: in USA ci si è resi conto che le piramidi alimentari sono state un dramma e un danno per tutti, e si corre ai ripari con la proposta di un piatto-tipo valido anche per la prima colazione ben bilanciato tra proteine, carboidrati e frutta e verdura che consente nel lungo periodo la stabilità insulinica e il dimagrimento. In Italia invece gli esperti continuano a difendere le “gamellate” di carboidrati da mangiare con la verdura o con la frutta, oppure l’uso delle merendine industriali senza rendersi conto di poter sembrare poco documentati e possibile causa di danno sociale.
I dati scientifici sulla inutilità delle diete ipocaloriche sono stati riportati e discussi in modo preciso da anni.
La necessità di bilanciare in ogni piatto carboidrati, proteine, frutta e verdura non è frutto di un’invenzione originale, ma degli studi attenti sulla leptina e sulle altre adipochine; questo modo di mangiare è sostenuto anche dalla World Cancer Research Fund, uno dei massimi organi mondiali per la prevenzione antitumorale.
L’esperienza statunitense e il loro numero di obesi al di sopra di ogni immaginazione sono l’effetto di una considerazione critica fatta sugli effetti deleteri della impostazione di assurde piramidi alimentari che qualcuno, in Italia, cerca ancora di difendere.
La sorpresa è tanto più grande perché purtroppo l’Italia ha il tasso di crescita di obesità infantile più elevato al mondo, e anziché lavorare per prevenire questo problema sembra che i nostri esperti istituzionali di alimentazione lavorino in senso opposto. Come se fosse utile avere un paese di obesi e malati di sindrome metabolica che dovranno assumere statine.
Un’ultima considerazione.
Nell’intervista ripresentata già più volte, il ricercatore INRAN e Ripamonti, di solito preparato, lanciano più volte espressioni come quelle di un eccesso di proteine nella popolazione italiana.
Forse sarebbe bene ripassare quello che chiede l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) quando suggerisce come quantitativo minimo per un adulto sano almeno 0,8-1,0 g di proteine al giorno per chilo di peso (la quota è maggiore per donne in gravidanza, giovani, atleti).
Significa che un uomo di 70 chili di peso necessita di almeno 70 grammi di proteine al giorno. Significa che tre bistecche da 100 grammi al giorno non sarebbero sufficienti a coprire questo fabbisogno. Significa che ogni persona dovrebbe “portarsi avanti” fin dalla prima colazione, mangiando cereali integrali (che contengono il 14% di proteine), noci, nocciole, mandorle, uova ed altre fonti proteiche, in modo da potere arrivare al quantitativo richiesto e garantire l’equilibrio dell’insulina. Invece ci sentiamo dire che l’italiano medio mangia troppe proteine, quando vive spesso solo di brioche e cioccolato e di pasta e pizza.
Evidentemente, non potendo credere ad una disinformazione così intensa, mi verrebbe da pensare che queste comunicazioni possano essere utili a mantenere e preservare il ruolo di dominanza di alcune fette di mercato.
Rispetto all’uso delle proteine in Italia e al corretto loro bilanciamento con la giusta quantità di carboidrati, la realtà dei fatti è diversa, perché la popolazione media è ben lontana dal ricevere indicazioni di equilibrio (basta guardare 15 minuti di pubblicità per rendersene conto).
La corretta gestione dell’insulina attraverso l’alimentazione fa parte invece delle possibilità di ogni persona per mantenere o conquistare il proprio benessere e vivere più sani.
A dispetto della ripetizione di interviste che poco hanno a che fare con l’educazione alimentare.