Questione di questionari
Come mai sulle indicazioni per una ‘dieta sana’ le opinioni di medici e nutrizionisti non sempre coincidono? Molto a che fare con il modo in cui vengono effettuate le ricerche in merito.
Negli ultimi 20 anni circa, la ricerca medica ha raccolto i dati sull’alimentazione delle persone con questionari basati sulla frequenza di assunzione dei vari cibi. I questionari di questo tipo, però, vengono dati ai pazienti da completare a casa, così le risposte dipendono dalla memoria dei pazienti e dalla loro volontà di uscire allo scoperto. “Devo proprio scrivere che oggi ho mangiato due piatti di patatine fritte?” Fortunatamente tali questionari sono sufficientemente vaghi da consentire questo genere di dimenticanze, più o meno consapevoli. Ma i dati che se ne traggono non possono essere considerati precisi sul piano scientifico, spiega Bryan Hubbard, editore del periodico ‘What Doctors Don’t Tell You’.
Uno studio recente, condotto da un gruppo di ricercatori della MRC Dunn Human Nutrition Unit di Cambridge (Bingham S. et al, Lancet 2003; 362:212-4), ha messo in luce le dimensioni di questo problema.
La dottoressa Sheila Bingham e i suoi collaboratori sono partiti dalla valutazione delle prove contraddittorie esistenti nella relazione tra una dieta ricca di grassi e il rischio di tumori al seno. I piccoli studi controllati, infatti, portano a identificare come realistica quest’associazione, che tuttavia non viene mai confermata da studi più ampi, e verosimilmente più ‘scientifici.
I ricercatori hanno vagliato le risposte di 25.630 persone ai questionari distribuiti tra il 1993 e il 1997. Tra queste, 23.656 avevano anche compilato un diario alimentare, una forma di questionario più sofisticato che solo oggi comincia a essere impiegato negli studi di questo tipo, che richiede ai partecipanti di specificare, cibo per cibo, tutto ciò che assumono giornalmente. Il rischio di omissioni risulta così molto più basso, ma implica un lavoro maggiore per gli analisti, che devono trasformare ogni voce in valori nutrizionali gestibili.
Tra i partecipanti, furono rilevati in tutto 168 casi di cancro al seno (tra l’inizio del lavoro e il settembre 2002). Dall’analisi dei questionari base dei pazienti, risultava un’assunzione relativamente bassa di grassi. I diari alimentari compilati dalle stesse persone, tuttavia, rivelavano un quadro completamente diverso.
Dai diari delle pazienti che avevano sviluppato un tumore al seno emergeva una dieta ricca di grassi, e soprattutto di grassi saturi. Un dato effettivamente confermato anche dai questionari standard, che suggerivano un’assunzione elevata di latticini e grassi saturi.
Complessivamente, i dati ricavati dai diari alimentari hanno mostrato che una dieta ricca di grassi saturi comporta un rischio doppio di sviluppare un tumore al seno rispetto a una dieta con un’assunzione da media a bassa degli stessi elementi. Ma questa relazione non sarebbe mai stata stabilita se i ricercatori si fossero limitati ad analizzare i questionari standard, nonostante i dati fossero stati forniti dalle stesse persone.
I dati hanno inoltre suggerito una relazione assai più stretta di quanto fosse mai stato suggerito in passato, tra grassi saturi e cancro del seno.
Purtroppo pochissimi studi di vaste dimensioni, nel campo della salute e della nutrizione, utilizzano lo strumento del diario alimentare. Perché rallenta i tempi e fa lievitare i costi, dicono i ricercatori, in un campo in cui i fondi sono già scarni. Le case farmaceutiche, la maggiore fonte di fondi per la ricerca, preferiscono ovviamente investire sugli studi che riguardano i loro medicinali piuttosto che nell’esplorazione di nutrienti che potrebbero addirittura rendere superflue le cure da loro proposte.
D’altra parte, questo studio, il più ampio fin qui eseguito in materia di nutrizione e malattia, nonché il primo a confermare i risultati degli studi di piccole dimensioni, mette in luce un problema cruciale: le grandi ricerche in campo nutrizionale sono inquinate da un vizio di forma. Accettarne i risultati implica una rivoluzione non piccola per il pensiero medico. E rappresenta un invito per tutti a interpretare con un po’ di buon senso certe indicazioni ‘scientifiche’ nell’acceso dibattito sulle questioni di natura alimentare.
Fonte: Bryan Hubbard Knowing the form, ‘What Doctors Don’t Tell You’, Novembre 2003, vol 14, n. 8