Istamina e comportamenti alimentari: forti legami tra infiammazione, appetito e aumento di peso
I progressi della scienza in campo alimentare confermano ogni giorno di più che le calorie hanno solo una importanza parziale nel determinare calo o aumento di peso (e di massa grassa).
I veri modulatori dell’ingrassamento (o del dimagrimento) sono i segnali che arrivano all’intero organismo e i migliori risultati arrivano appunto dalle diete di segnale, sistemi alimentari che riescono a codificare i segnali giusti per stimolare il dimagrimento, spesso in modo indipendente dalle calorie introdotte coi pasti.
L’organismo risponde sempre a stimoli e segnali che non sono più solo la quantità di calorie, ma molti altri, come ad esempio l’infiammazione, il rapporto tra i diversi alimenti nello stesso piatto, l’orario di assunzione del cibo, lo stato emotivo della persona che mangia, il suo livello di allergia, l’attivazione di alcune citochine specifiche.
La stessa persona, mangiando una ben definita quantità di calorie in una giornata, potrebbe dimagrire oppure ingrassare in relazione ai livelli di BAFF e di PAF presenti nel suo organismo. E ancora, mangiare solo a cena, introducendo 1.200 calorie di soli carboidrati, può fare ingrassare (nonostante una quantità di cibo insufficiente per il normale metabolismo), mentre mangiare 1.600 calorie in una prima colazione ben bilanciata tra proteine, carboidrati integrali e frutta, potrebbe all’opposto attivare il metabolismo per consumare eventuale grasso in eccesso.
Importante è gestire in modo intelligente segnali metabolici, situazioni di allarme per l’organismo, orari dei pasti, infiammazione e molti altri “messaggi”, per poter finalmente conquistare e mantenere la forma, in modo molto più incisivo che attraverso il solo conteggio delle calorie.
Il controllo dell’infiammazione da cibo e della reattività istaminica che ne può derivare fa parte di questa regolazione dei segnali di allarme che tutti possono mettere in pratica.
Nel nostro centro infatti, assistiamo da anni persone con reazioni infiammatorie da cibo che vogliono perdere peso, attraverso specifici percorsi terapeutici che controllano l’infiammazione e insegnano a attivare il metabolismo.
La partecipazione del complesso sistema istaminico alla regolazione del peso corporeo tramite un’azione sui comportamenti alimentari è stata di recente riconfermata da due lavori, Il primo, relativo alla necessaria attivazione dei recettori H3 (presinaptici) per potere indurre sazietà, pubblicato sui Proceedings della National Academy of Science (Provensi G et al, Proc Natl Acad Sci U S A. 2014 Aug 5;111(31):11527-32. doi: 10.1073/pnas.1322016111. Epub 2014 Jul 21), e il secondo, relativo alla necessaria integrità della regolazione istaminica per una corretta funzione degli ormoni tiroidei, pubblicato sul British Journal of Pharmacology (Musilli C et al, Br J Pharmacol. 2014 Jul;171(14):3476-84. doi: 10.1111/bph.12697).
In pratica, dicono i due lavori, per fare funzionare la tiroide è necessario che a livello ipotalamico l’istamina sia ben regolata, e che per recepire un segnale di sazietà indotto a livello intestinale dai grassi introdotti con gli alimenti, il sistema istaminergico deve funzionare correttamente.
Questo spiega una serie di interferenze sul peso indotte da allergie, infiammazione da cibo e eventuali intolleranze.
Lo squilibrio del sistema istaminergico è evidente e un eccesso di produzione istaminica (tipico dei fenomeni allergici) potrebbe alterare la risposta metabolica dell’organismo.
Un altro fattore che può condizionare l’aumento di peso è l’inibizione istaminica indotta dai farmaci. È purtroppo ben noto che l’uso di antistaminici può bloccare il dimagrimento e spesso provocare invece l’aumento della massa grassa.
L’infiammazione da cibo, cioè la produzione di sostanze infiammatorie connesse con l’assunzione di alcuni alimenti (per alcuni i latticini, per altri i lieviti, per altri ancora il glutine e così via), è una esperienza comune.
Si tratta di un segnale di pericolo per l’organismo, che influisce direttamente sul metabolismo degli zuccheri e sull’accumulo del grasso oltre che sul sistema immunitario: tra le sostanze infiammatorie, alcune (come BAFF e PAF, misurabili con i test Recaller e Biomarkers), riducono la sensibilità insulinica e favoriscono l’innalzamento della glicemia e l’accumulo di massa grassa.
L’infiammazione rappresenta per l’organismo un segnale di allarme, esattamente come la mancanza di sonno o lo stress prolungato, da cui gli esseri umani hanno imparato a difendersi modificando il metabolismo e accumulando scorte.
Controllare l’infiammazione attraverso l’alimentazione aiuta a regolare il metabolismo e a mantenere la propria forma fisica.
La presenza di una modesta quantità di istamina sembra quindi utile per il corretto funzionamento dell’organismo. L’eccesso di infiammazione facilita invece l’ingrassamento e lo sviluppo di iperglicemia.
Gli strumenti conoscitivi e pratici (dalla dieta all’uso di integratori come Ribilla, Inositox, Oximix 6+ e Vitamina D3) per contrastare efficacemente l’infiammazione esistono e hanno solo bisogno di essere applicati nella quotidianità.