I legami tra fast-food e depressione
Si immagini un gruppo composto da quasi novemila persone, seguite per un periodo che va dai due ai sei anni, monitorate sul piano delle scelte alimentari e sullo sviluppo di elementi correlati alla depressione. Immaginate ora che di queste persone 493 abbiano sviluppato depressione nel periodo di controllo e che queste fossero per il 53% in più predisposte all’assunzione di cibi tipo fast-food. Lo studio è stato condotto dall’Università di Las Palmas di Gran Canaria, e pubblicato su Public Health Nutrition.
Nulla di nuovo: che le scelte alimentari siano profondamente correlate a quello che succede nel cervello, oltre che nelle arterie e al cuore, era noto già da tempo e l’unità psichico-fisica dell’essere umano sta tornando in auge in maniera prepotente e importante negli ultimi anni. Come racconta Adriana Bazzi sul Corriere della Sera, lo studio è andato ad indagare in maniera più approfondita anche le scelte dei singoli casi che hanno sviluppato depressione rilevando non solo una predisposizione all’assunzione di merendine e cibi pronti, ma anche quella al fumo, alla sedentarietà, al lavoro abbondante (più di 45 ore la settimana), oltre che la quasi totale assenza di frutta e verdura, pesce e oli vegetali. Insomma, quegli stessi tratti che predispongono, tra le altre cose, alla malattia cardiovascolare. E pensare che chi mangia cibi pronti e veloci o confezionati pensa di rendersi più facile la vita.
Emerge dunque, la necessità di gestire la propria giornata in maniera più produttiva e sana. Per poter invecchiare (protezione dalla problematica cardiovascolare) e poterlo fare in maniera serena. Un bel dato, trattato ampiamente negli ultimi giorni, è quello che vede negli italiani la crescente abitudine di portarsi da casa il pasto dell’ufficio. Se non è possibile modificare le ore di lavoro, sarà probabilmente possibile modificare il mezzo con il quale si sceglie di giungervi. Una semplice strategia quale quella di parcheggiare la macchina più lontano ed arrivare a lavoro dopo una breve passeggiata, di usare la bicicletta, o di scendere dai mezzi pubblici con un paio di fermate di anticipo almeno in una delle tratte giornaliere, permette uno stimolo globale e complessivo sull’organismo con risultati importanti che vanno dal controllo del metabolismo, alla protezione rispetto alla problematica cardiovascolare, al miglioramento dell’umore.
Mangiare frutta e verdura è semplice, facile, e anche gustoso, inoltre non richiede incrementi di tempo e il risultato è importante. Per quanto riguarda i grassi insaturi, è una diceria il fatto che mangiare sano non sia gustoso: chi preferisca il burro all’olio non ha evidentemente mai provato dei buoni grassi e, ad esempio, una maionese fatta in casa come si deve.
Fare qualcosa di positivo ed efficace per la propria salute fisica e mentale è spesso più facile di quanto sembri. Si ricordi per altro che non si parla di numeri e asterischi stampati sugli esami del sangue, spesso lontano dalla realtà di tutti i giorni, come quando si parla di prevenzione di rischio cardiovascolare; ma di come ci si sente davvero, e di essere felici o a rischio di depressione, nel corso della propria vita e durante le proprie giornate.
Un’ultima caratteristica sembra accomunare la maggior parte di chi, nel campione, abbia sviluppato depressione, e sarebbe il fatto di essere single. Questo status ha ragioni troppo ampie e diversificate per essere affrontabile all’interno di questo articolo. Però non è fuori luogo ricordare che è primavera, e se la suscettibilità stagionale nell’uomo non è accentuata come in altre specie, essa può comunque giocare il suo ruolo positivo in ambito relazionale.