Chi mangia al fast food crede di mangiare meno
Quante calorie si mangiano durante un pranzo o una cena fatta in un Fast Food americano? In realtà chi le mangia è convinto di mangiarne molte meno, a dispetto degli avvisi e delle informazioni fornite sulle confezioni.
Non si tratta di piccole diversità. Su una consumazione corrispondente a circa 800 calorie, gli adulti (per loro stessi o per i bambini) stimavano di averne introdotto il 20-22% in meno. Impressionante il dato per gli adolescenti, la cui sottostima è dell’ordine del 35%.
La ricerca, effettuata dall’Obesity Prevention Program della Harvard Medical School di Boston (USA) è stata pubblicata sul British Medical Journal e ha evidenziato anche due altri aspetti interessanti:
Fortunatamente il secondo aspetto è compensato dalla effettiva utilizzazione di cibi che hanno un indice glicemico più basso (integrali) nonostante le calorie introdotte.
Di certo però la percezione di una generale sottostima, che avviene nonostante una serie di indicazioni sulle calorie riportate nelle avvertenze d’uso, stupisce e preoccupa.
Questo problema è evidente anche in chi beve bibite e soft drink light, credendo di bere qualcosa che aiuti a ridurre le calorie introdotte, senza rendersi conto che invece i segnali che arrivano all’organismo sono segnali che determinano, sul medio e lungo periodo, un aumento del peso.
La soluzione passa dalla educazione a preparare i propri cibi. Jamie Oliver (uno degli chef più noti al mondo), in Gran Bretagna come negli USA, sta proponendo come strumento della consapevolezza la preparazione dei propri piatti. Che in famiglia si possa ricominciare a preparare qualche piatto, per tornare ad una modalità consapevole dell’assunzione alimentare.
La conoscenza delle proprie reazioni al cibo (tema su cui in SMA lavoriamo da anni attraverso specifici percorsi terapeutici) comporta per tutti almeno una domanda sul contenuto del cibo che si mangia, e siamo convinti che molta parte del dimagrimento (per chi è in sovrappeso), che possiamo vedere in chi segue un’alimentazione che controlli l’infiammazione da cibo, dipende da una maggior consapevolezza alimentare.