Acido folico: una semplice vitamina per combattere la depressione?
Depressi di tutto il mondo, unitevi e rialzate la testa! La guarigione potrebbe essere a portata di mano, sotto forma di una semplice vitamina, a buon mercato e del tutto priva di effetti collaterali.
Uno studio condotto all’Università di York, in Gran Bretagna, e pubblicato sul numero di luglio del Journal of Epidemiology and Community Health, ha confermato un’ipotesi che era già stata recentemente avanzata: esiste un forte legame di associazione tra livelli di acido folico presenti nell’organismo e tendenza alla depressione (S Gildbody et al, J Epidemiol Comm Health 2007 July, 61(7):631-637).
La correlazione è inversa e molto significativa: quanto più basso il livello di acido folico, tanto più alto il rischio di ammalarsi di depressione (fino al 55% in più). Non solo: l’associazione si rivela valida anche capovolgendo i termini, cioè misurando i livelli di acido folico presenti nell’organismo dei depressi e dei non-depressi. Quelli dei primi sono significativamente più bassi di quelli dei secondi.
L’acido folico, o folato, non è altro che una vitamina, e precisamente la vitamina B9 o M, della quale si è già parlato più volte sul nostro sito (per una trattazione piuttosto ampia clicca qui).
Fino a non molto tempo fa, delle molte virtù di questa vitamina ne era nota una sola: la sua importanza cruciale nello sviluppo del feto durante le prime settimane. Una carenza di vitamina B9 nella madre comporta infatti rischi di gravissime malformazioni, come la spina bifida e l’anencefalia.
Per questa ragione, e nonostante le vive rimostranze di molti “esperti” che combattono una vera e propria guerra contro le vitamine, gli Stati Uniti resero obbligatoria per legge l’aggiunta di una certa quantità di acido folico alla farina da parte dei fabbricanti. Questo per garantire che tutti i cittadini assumessero un quantitativo di vitamina B9 corrispondente al fabbisogno giornaliero (0,2 mg per un adulto, 0,4 per una donna in gravidanza).
Questa legge fu introdotta negli Stati Uniti nel 1998 e poco dopo in Canada. E’ interessante osservare come a distanza di meno di un decennio se ne possano già apprezzare gli effetti. Una ricerca realizzata presso l’Università di Laval, in Quebec, e pubblicata sul prestigioso New England Journal of Medicine (Ph De Wals et al, New Engl J Med 2007 July 12, 357(2):135-142), ha riscontrato un dimezzamento (da 15 a 8 casi su 10.000 nascite) di quei gravi difetti del tubo neurale che sono responsabili delle malformazioni citate. Una riduzione del 50% in soli 8 anni è un risultato – inutile dirlo – di straordinaria importanza.
Ora lo studio inglese sull’associazione tra livelli di acido folico e rischio di depressione ci offre una ragione in più per non farci trovare mai carenti di vitamina B9. E quale ragione! Basti pensare che la depressione è oggi una delle malattie più diffuse nel mondo occidentale: negli Stati Uniti colpisce una persona su dieci.
Se i confortanti risultati di questa ricerca dovessero trovare conferma, sarebbe sufficiente l’assunzione giornaliera di un banale integratore alimentare per prevenire 11 casi su 20 di depressione.È dunque, questa, una notizia che riguarda milioni di persone soltanto in Italia.
A deprimersi sarebbero allora soprattutto i bilanci delle case farmaceutiche che si sono enormemente arricchite con la vendita dei cossiddetti “antidepressivi di nuova generazione” o SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). C’è da scommettere che presto qualche “esperto” disinteressato lancerà una campagna di stampa contro la vitamina B9. Rea di essere una sostanza naturale e, come tale, non brevettabile.
di Ezio Sinigaglia