Acari e muffe: reattività comune?
Grazie all’intervento del professor Gianfranco Scarsella, biologo della Università La Sapienza di Roma, durante il 10° Congresso Internazionale dell’AMIEC, è apparso finalmente chiaro il motivo della reattività crociata tra acari e muffe.
Spesso infatti persone allergiche agli acari, con sintomatologie palesemente riconducibili a questi microragnetti, hanno un grande beneficio dal trattamento con iposensibilizzanti o vaccini derivati da lieviti o muffe. La stessa cosa avviene per soggetti con una tipica sinusite “da miceti” che traggono uno straordinario beneficio dalla somministrazione di un vaccino estratto dall’acaro.
La motivazione è alla fine estremamente semplice: il professor Scarsella infatti ha segnalato il fatto che gli antigeni P e F dei dermatofagoidi sono presenti nelle feci dell’animale solo dopo almeno 15 giorni dalla loro nascita, e che quindi il materiale allergizzante non è “intrinseco” all’acaro, ma deriva dalla alimentazione (muffe, cibo, pelle) dell’acaro stesso.
È noto che la reattività all’acaro non è dovuta alle proteine dell’acaro, ma a proteine presenti nelle sue deiezioni che si seccano e si volatilizzano e al loro contenuto in sostanze P e F. La derivazione di queste sostanze è molteplice, potendo infatti derivare dalla loro alimentazione e potendo quindi contenere residui di miceti, muffe e lieviti della pelle e quant’altro pensabile.
La crociatura tra queste sostanze assume delle potenti implicazioni pratiche e indica comunque la necessità di potere testare, in una sinusite cronica o in una rinopatia persistente, sia i miceti sia gli acari, sapendo che la iposensibilizzazione verso uno di questi può verosimilmente essere usata anche per l’altro tipo di sensibilizzazione.