Utilità del digiuno breve
Digiuno breve e digiuno alternato o intermittente funzionano perché hanno meccanismi di azione molto simili che modulano la sensibilità agli zuccheri e contrastano l’infiammazione e i segnali d’allarme (ingrassanti) presenti nell’organismo.
La storia di queste differenti forme di digiuno intermittente (digiuno breve, digiuno a giorni alterni e digiuno 5:2) è basata sulla loro azione nei confronti di asma e artrite. Solo dopo ci si è accorti che avevano anche una azione sul dimagrimento. Queste scelte alimentari portano infatti l’organismo a produrre una certa quantità di chetoni, durante le ore di astinenza alimentare, che agiscono come molecole di segnale, attivando una serie di meccanismi di forte rilievo sul metabolismo e sull’infiammazione.
La pubblicazione nel 2019 sul New England di una importante review (un articolo che analizza tutti gli aspetti scientificamente conosciuti fino ad oggi) su questi temi, cancella molti dei dubbi e delle critiche che in modo più o meno velato hanno accompagnato durante gli ultimi anni la discussione scientifica sugli effetti di queste forme di digiuno (de Cabo R et al, N Engl J Med. 2019 Dec 26;381(26):2541-2551. doi: 10.1056/NEJMra1905136).
È talvolta difficile ai medici percepire che la semplice variazione di alcune abitudini alimentari, anche la semplice gestione diversificata degli orari dei pasti, pur assumendo la stessa quantità di calorie, porti a effetti così importanti come la prevenzione o il supporto terapeutico in malattie anche gravi. Eppure i dati scientifici oggi confermano quanto si era già ipotizzato in passato.
L’articolo, che rappresenta una pietra miliare per la comprensione del metabolismo degli zuccheri e della possibile modulazione non farmacologica dell’infiammazione, chiarisce con precisione alcuni punti:
- Gli effetti sull’infiammazione NON dipendono dal calo del peso, ma avvengono per attivazione di meccanismi diversi
- I chetoni prodotti durante il digiuno sono potenti molecole di segnale con effetti importanti sulle cellule e sugli organi
- Con queste forme di digiuno si creano effetti rilevanti relativi alla gestione degli zuccheri e alla resistenza insulinica
L’elemento straordinario riportato dall’articolo, che propone nella sua versione originale online numerose appendici di approfondimento, è il riferimento diretto a studi che dimostrano, sia in modelli animali sia in soggetti umani, effetti positivi di prevenzione, controllo e supporto alla cura in numerosi condizioni cliniche:
- Resistenza alla fatica
- Controllo dell’infiammazione
- Attività antiossidante
- Prolungamento vitale
- Obesità e sovrappeso
- Miglioramento della sensibilità insulinica
- Controllo dell’ipertensione arteriosa
- Miglioramento delle alterazioni dei grassi ematici (dislipidemia)
- Miglioramento della memoria e di altri aspetti cognitivi
- Controllo del diabete
- Miglioramento di molte patologie cardiovascolari
- Interferenza in numerose forme tumorali
- Riduzione di molti aspetti neurodegenerativi come la malattia di Alzheimer
- Asma
- Sclerosi multipla
- Artrite
- Riduzione degli effetti negativi successivi a traumi o ischemie
Come si può vedere, gli effetti che possono essere cercati e orientati attraverso questo tipo di impostazione nutrizionale sono molteplici e di rilievo. La scelta del digiuno breve in alcune forme di trattamento chemioterapico sta rivelandosi, ad esempio, molto efficace, migliorando la risposta alla terapia e la sopravvivenza alla malattia.
Basi scientifiche
Nel solo anno 2020, le ricerche scientifiche che hanno evidenziato gli effetti dello short fasting sulla salute e sul peso sono stati assai numerosi.
Una meta-analisi effettuata da ricercatori della Università di Torino ha documentato l’effetto di questa tecnica non solo sulla perdita di peso, ma anche sulla glicemia e sugli indici glicemici correlati. Una ricerca brasiliana ha confermato l’utilizzabilità di questa tecnica e i suoi effetti su peso, pressione e glicemia anche in ambienti socialmente fragili (basso reddito, bassa cultura).
Un gruppo di ricercatori californiani ha pubblicato su Cell Metabolism la conferma degli effetti del digiuno breve su riduzione del peso, controllo della pressione arteriosa e regolazione dei grassi del sangue. Gli scettici (e ce ne sono diversi) hanno solo da ricredersi.
Il digiuno breve in pratica
Un intero articolo di Eurosalus, dal titolo “Segnali dal cibo: il digiuno breve in pratica” descrive molti altri aspetti relativi a questo tipo di impostazione alimentare.
Tra gli spunti di suggerimento, il primo è di bere acqua abbondante (o tisane rigorosamente non dolcificate) durante il periodo di “salto”.
Il primo giorno in cui si mette in atto questa pratica si può avere un discreto senso di fame, legato alla abitudine ad introdurre comunque cibo, ma dopo il primo giorno e la sensazione di benessere successiva alla prima colazione fatta dopo il “salto”, si acquisisce la percezione di fattibilità di questa tecnica e si supera facilmente il senso di fame transitoria che attiva FSP27, il nome della proteina che facilita lo scioglimento dei grassi.
Va segnalato che l’eventuale utilizzazione di questa tecnica in soggetti diabetici può essere richiesta solo dietro stretto controllo medico. Anche se i risultati possono essere di fortissimo significato, nelle persone diabetiche, ripetiamo che l’impostazione del digiuno breve deve essere fatta solo sotto il diretto controllo da parte di un medico.
All’inizio di una importante fase di dimagrimento si suggerisce uno schema con tre giorni di controllo alimentare alla settimana, mentre in fase di mantenimento si arriva a due.
La scelta va comunque personalizzata sui bisogni della singola persona e sulla risposta clinica personale. Destinare un lungo periodo interamente al digiuno breve può essere una scelta che riduce poi la adeguatezza terapeutica. Rinunciare del tutto alla convivialità serale e al piacere del cibo risulta spesso essere controproducente e infatti non lo suggeriamo.
Questo particolare modo di scegliere i tempi in cui nutrirsi è una tecnica che il team medico di SMA, il centro di Milano in cui lavoro, utilizza molto frequentemente, proponendo anzi il “digiuno breve” come pratica da mantenere, un paio di volte alla settimana, anche con fini semplicemente di regolazione insulinica e di azione antinfiammatoria.
Il mondo scientifico sta entrando in una fase nuova in cui si sta comprendendo la relazione diretta tra alimentazione, glicazione e infiammazione. Capire che attraverso un controllo degli zuccheri e della infiammazione alimentare si può guarire o migliorare la steatosi epatica, l’asma, il diabete e aiutare il controllo delle recidive tumorali, apre indubbiamente molti nuovi approcci terapeutici alla clinica.
L’infiammazione da alimenti e da zuccheri può oggi essere misurata per applicare poi una impostazione terapeutica personalizzata che contribuisce a controllare numerosi aspetti patologici. Test PerMè (che studia insieme l’infiammazione da alimenti e da zuccheri), Recaller 2.0 Test (BAFF, PAF e Profilo alimentare personale) e GlycoTest (Metilgliossale, Albumina glicata e predisposizione genetica a obesità e diabete) fanno ormai parte di una possibilità diagnostica utilizzabile da chiunque abbia cura della propria salute.
Informazioni più approfondite su questi test si possono trovare sul sito GEK Lab che segnala in modo aggiornato le farmacie italiane e i centri che li effettuano; tale elenco è in costante espansione grazie al progressivo inserimento delle farmacie che effettuano i corsi di aggiornamento necessari. Si tratta di strutture che hanno seguito la formazione specifica per il supporto alla applicazione del GlycoTest e del test PerMé.