Gli alimenti per vivere a lungo
Le abitudini alimentari influenzano in maniera sostanziale la salute di ciascuno di noi.
È ormai ampiamente dimostrato come da un lato un’alimentazione corretta (specialmente se abbinata alla giusta attività fisica) sia protettiva nei confronti di innumerevoli patologie, mentre dall’altro un abuso di farine raffinate e zuccheri semplici abbiano effetti negativi in termini di salute.
Recentissimamente è stato pubblicato un interessante studio su JAMA (il giornale dell’associazione medica americana) in cui si è cercato di valutare la correlazione tra le abitudini alimentari e la mortalità per varie malattie cardiometaboliche (malattia cardiaca, stroke o diabete di tipo 2).
I pregi di questo studio sono l’elevato numero di pazienti valutati, la doppia rilevazione nel 2002 e 2012, e l’associazione su quanto fosse l’importanza di ogni singolo alimento preso in esame.
I risultati sono sconvolgenti: si è visto che su oltre 700.000 decessi per malattie cardiometaboliche, il 45.4% di queste era legato ad una dieta scorretta. Questo implica che con una corretta nutrizione si potrebbe dimezzare questa cifra enorme, e quindi far vivere circa 310.000 persone decisamente di più.
I ricercatori però non si sono fermati a questo dato, che già da solo potrebbe giustificare la necessità di implementare modifiche su larga scala e convincere il grande pubblico della necessità di una maggior attenzione a ciò che si mette nel piatto.
Lo studio ha cercato di analizzare se ci fosse, tra le varie abitudini alimentari dei soggetti, un “killer” principale.
Si è evidenziato così come l’eccessivo consumo di sale, e lo scarso consumo di semi oleosi siano le due abitudini alimentari più strettamente associate con un incremento della mortalità.
Il sale è noto essere strettamente correlato con l’ipertensione, ma si associa spesso anche con altre patologie del sistema cardiovascolare. Una riduzione del suo consumo, possibile tramite una limitazione dei cibi preconfezionati e la non aggiunta di ulteriore sale “nel piatto”, sarebbe in grado di allungare la vita di migliaia di persone.
Allo stesso modo si è visto come un consumo ridotto di semi oleosi, ricchi in proteine e grassi “buoni”, è anch’esso correlato con un incremento della mortalità.
I semi oleosi, se non tostati, hanno un effetto protettivo sul rischio cardiovascolare e sulla mortalità da tutte le cause e costituiscono un’ottima fonte proteica utile al raggiungimento del target quotidiano.
Subito dopo questi due elementi si è visto che il ridotto consumo di frutta e verdura è tra i fattori di rischio maggiori. Semplicemente con una maggior assunzione di fibre, frutta, verdura e di semi oleosi e con un ridotto consumo di sale si potrebbe quasi dimezzare la mortalità per malattie cardiovascolari, ictus e diabete.
E per quanto riguarda il consumo di carne rossa e di latticini, di cui si sente così tanto parlare?
Gli autori hanno giustamente differenziato la carne rossa trasformata da quella non lavorata, e hanno dimostrato come quella non trasformata sia associata con solo lo 0.4% dei decessi, quindi una percentuale assolutamente non rilevante.
Per i latticini invece non si è dimostrata alcuna associazione statistica. Questo a voler confermare come non esista un cibo “cattivo”, ma è “cattivo” il consumo smodato e ripetitivo.
Una buona alimentazione che contenga carboidrati integrali, frutta e verdura fresca in quantità ed una buona quota di proteine si confermano ancora uno strumento importantissimo nel mantenimento del benessere.
A queste attenzioni nutrizionali si deve abbinare l’attività fisica per moltiplicarne l’efficacia ed i benefici. Piccole attenzioni possono fare la differenza per vivere bene, e a lungo!
Bibliografia essenziale
Micha R, Penalvo JL, Cudhea F, Imamura F, Reh, CD, Mozaffarian D., Association Between Dietary Factors and Mortality From Heart Disease, Stroke, and Type 2 Diabetes in the United States. JAMA 2017;317:912-24.