Reattività al nichel e grassi vegetali: colpa dei semi oleosi?
DOMANDA
Buongiorno, vorrei sapere se, con una reattività al nichel, è un problema mangiare semi di chia e semi di lino nei giorni di dieta Recaller. Grazie.
RISPOSTA
Cara Lettrice,
I semi di chia insieme ai semi di sesamo, sono una fonte eccezionale di calcio.
Possiedono un quantitativo di calcio pari a 600 milligrammi per 100 grammi di semi, cinque volte superiore a quello contenuto nel latte. Contengono acidi grassi essenziali omega 3 per il 20% del loro peso, una caratteristica che li rende affini ai semi di lino e all’olio di lino, altre importantissime fonti vegetali di tali grassi polinsaturi. Inoltre i semi di chia sono naturalmente ricchi di aminoacidi come metionina, cisteina e lisina, necessari per la formazione delle proteine da parte dell’organismo.
I motivi per utilizzare questi semi come parte integrante della propria alimentazione sono molti. Tuttavia, negli ultimi anni, sono sempre più ricorrenti i fenomeni di infiammazione e in molti casi di allergie causate da nichel.
Non si tratta solo di problematiche da contatto con materiali che contengono tale metallo, i fenomeni sono spesso legati alla presenza di solfato di nichel negli alimenti.
La maggior parte del nichel contenuto negli alimenti, evidenziati nella scheda del Nichel, dipende dal fatto che viene assorbito dal terreno.
Solitamente, nella dieta di rotazione, sono inseriti solo gli alimenti che ne contengono discrete quantità: tra i cereali sono segnalati il mais e l’avena. Miglio, grano saraceno, frumento e riso ne contengono in misura minore, perciò sotto forma di chicco intero o estruso si possono inserire anche durante la dieta di rotazione.
La frutta secca e i semi oleosi come chia, lino, sesamo ecc. sono naturalmente ricchi di nichel, ma se la sintomatologia è lieve, vengono usati, seppur con un minimo di moderazione, anche dalle persone che presentano sensibilità.
È fondamentale i semi siano freschi o semplicemente essiccati, ma non tostati, per evitare sia l’alterazione dei grassi polinsaturi contenuti sia la possibile contaminazione da nichel durante il procedimento.
È importante ricordare che una delle cause che ha portato ad una maggiore presenza di solfato di nichel nell’alimentazione odierna è legata all’uso massiccio di grassi vegetali idrogenati e non idrogenati da parte dell’industria alimentare.
Infatti, il nichel rimane come residuo di lavorazione poiché i grassi legano e intrappolano facilmente i metalli.
Oggi la dieta di chi ha un’infiammazione dovuta al nichel agisce soprattutto limitando i cibi industriali e lasciando invece maggior spazio ad alimenti semplici e non lavorati come semi oleosi e frutta secca.