Come affrontare la forte crescita di malattie autoimmuni indotte dal Covid
Un gruppo di ricercatori israeliani, francesi e italiani ha pubblicato su Autoimmunity reviews, nell’aprile del 2021, i risultati di una analisi molto attenta e documentata sul modo in cui una infezione da Sars CoV-2, cioè il Covid 19, sia in grado, in percentuale elevata, di indurre la produzione di autoanticorpi e di favorire quindi, nell’immediato o in futuro, lo sviluppo di una specifica malattia autoimmune (Dotan A et al, Autoimmun Rev. 2021 Apr;20(4):102792. doi: 10.1016/j.autrev.2021.102792. Epub 2021 Feb 19).
Questo è dovuto al fatto che molte parti del virus del Covid (i cosiddetti antigeni virali) sono simili a parti di importanti proteine dell’organismo e la produzione di anticorpi anti Covid che si attiva durante l’infezione porta alla produzione di autoanticorpi specifici di alcune malattie autoimmuni.
La lista che viene proposta, in dettaglio, riguarda specificamente gli anticorpi attivati nelle malattie autoimmuni qui sotto descritte:
- Sindrome antifosfolipidi e altre coagulopatie
- Sindrome di Guillain-Barré e altre neuropatie (tra cui neurodegenerazioni e demenze)
- Tireopatie autoimmuni
- Vasculiti
- Diabete di tipo 1
- Anemia emolitica
- Porpora trombocitopenica autoimmune
- Artrite
- Miastenia grave
- Lupus
- Sindrome tachicardica da posizione eretta
Per avere un’idea della frequenza di questi aspetti basti citare la conosciuta Tiroidite di Hashimoto, per la quale, in alcuni lavori, viene descritta una possibile attivazione tiroiditica nel 13,1% di chi si sia ammalto di Covid.
Al di là della precisione dell’articolo che può aiutare qualsiasi immunologo o ricercatore ad approfondire le conoscenze sugli effetti del Sars CoV-2 e soprattutto su come poterli evitare, l’articolo rimarca più volte che non si tratta solo della produzione di autoanticorpi ma del fatto che l’infiammazione presente nell’organismo potrebbe essere la vera causa della attivazione anticorpale.
È quello che da tempo spieghiamo quando parliamo di Covid. Valori elevati di BAFF e di PAF, o elevati livelli di glicazione (evidenziabili con i test GEK Lab) possono favorire le complicanze da Covid, sia in termini di aggravamento della malattia acuta, sia nel facilitare lo sviluppo delle malattie post-Covid.
L’attivazione autoimmune è un tema che ho già anticipato nel mio articolo “Vaccinarsi, cosa dico ai miei pazienti” in cui ho spiegato che il numero di attivazioni autoimmuni dovuti all’infezione (anche asintomatica) da Covid è elevatissimo, come riportato nella preprint del National Institute of Health del dicembre 2020 (Woodruff C e altri ricercatori della Università di Atlanta) e già anticipato nell’articolo pubblicato su Nature Immunology nel dicembre del 2020 dallo stesso Woodruff (Nat Immunol. 2020 Dec;21(12):1506-1516. doi: 10.1038/s41590-020-00814-z. Epub 2020 Oct 7).
I dati presentati consentono di dire che calcolando per difetto la presenza di autoanticorpi a seguito del Covid, risulta che la percentuale di attivazione auto-immunologica dovuta alla semplice INFEZIONE, anche asintomatica, è di circa 1 su 8-10 persone che presentano delle possibili complicanze immunitarie.
Va tenuto presente che gli anticorpi che si sviluppano non sono solo gli ANA a basso titolo (anticorpi anti nucleo a 1:80 o 1:160), che si manifestano con una certa frequenza anche in molte altre forme infettive virali (Epatite C e Mononucleosi ad esempio), ma molti altri, che possono coinvolgere diversi organi e apparati, come appunto precisato nell’articolo di Canas appena segnalato e ribadito nella review israeliana citata all’inizio di questo articolo.
Essendo un immunologo e occupandomi, nel centro SMA in cui lavoro, di patologie immunologiche, di malattie autoimmuni e di allergopatie, voglio e devo confrontarmi con i dati reali, per valutare tutte le possibili opportunità di trattamento per i miei pazienti. Produrre autoanticorpi non vuol dire avere una malattia autoimmune, ma può stimolare una persona a mettere in atto tutti i possibili strumenti per evitare che la malattia si concretizzi.
Ci sarà ancora da approfondire questo tema, ma fin d’ora so che il controllo della infiammazione dovuta all’ambiente (alimenti e zuccheri) e la riduzione di BAFF, TNF-alfa, PAF e Metilgliossale che sono corresponsabili della tempesta citochinica e infiammatoria del Covid, attraverso uno schema dietetico individuale, può ridurre efficacemente la componente di stimolo alla autoimmunità che il BAFF in particolare possiede.
Significa che una piano nutrizionale personalizzato è in grado di ridurre questi livelli infiammatori e contribuire al controllo dello sviluppo di malattie autoimmuni, attuali o future.
Utile una notazione importante sulla produzione vaccinale attuale, che viene riconfermata come strumento di salvaguardia per le persone più fragili e suscettibili alle malattie autoimmuni. Si tratta di uno spunto di alto valore visto che viene da un gruppo di ricercatori soprattutto israeliani, quindi già in gran parte vaccinato con vaccini a RNA.
Gli autori segnalano che esistendo questa somiglianza (molecular mimicry) tra alcuni antigeni del virus del Covid e alcune proteine umane, le specifiche sequenze omologhe di RNA che risultano inserite nel vaccino, potrebbero esserne in futuro rimosse in modo da ridurre ulteriormente l’attivazione di queste sequenze e ridurre anche il rischio (di per sé già molto più raro di quello dovuto alla semplice infezione) di attivazione immunologica post vaccinale.