Quei legami sempre più stretti tra dermatite allergica e autoimmunità
Le reazioni che avvengono alla superficie del corpo e coinvolgono la pelle e l’epidermide sono spesso il simbolo di una reazione infiammatoria interna, che “lancia” verso l’esterno i segnali di quella alterazione.
Nel 2014, insieme a Gabriele Piuri, ho scritto il libro “Come una pentola a pressione”, preconizzando che molte malattie della pelle fossero comunque il risultato di un surriscaldamento dell’organismo, legato all’aumento di citochine infiammatorie come BAFF e PAF e fortemente influenzato anche dall’alimentazione e dallo stile di vita.
In questi ultimi anni le ricerche su BAFF e su PAF e sulla loro azione, oltre che le evidenze emerse dalla conoscenza della risposta individuale alla dieta, hanno consetito di capire come e perché l’aumento di BAFF fosse legato alle malattie autoimmuni, dalle tiroiditi di Hashimoto alla Artrite reumatoide, dal Lupus alla Sclerosi multipla e a tutte le varianti conosciute.
Misurare BAFF e PAF diventa uno strumento di conoscenza potente, che consente di agire in senso terapeutico e preventivo nei confronti di molte malattie.
In particolare però la pelle è sempre stata riconosciuta come “lo specchio” delle condizioni interiori, e una ricerca danese pubblicata in febbraio 2017 sul Journal of the American Academy of Dermatology ha evidenziato in uno studio effettuato su grandi numeri la relazione esistente tra persone con dermatite atopica e malattie autoimmuni (Andersen YM et al, J Am Acad Dermatol. 2017 Feb;76(2):274-280.e1. doi: 10.1016/j.jaad.2016.08.047. Epub 2016 Oct 11).
Significa che più di 8.000 pazienti adulti, affetti da dermatite atopica (quella considerata correlata con l’allergia, o quantomeno con una diatesi allergica del paziente che ne soffre), sono stati confrontati con circa 40.000 persone sane per valutare la diversa presenza di malattie autoimmuni nella popolazione, attingendo dai registri di almeno 15 anni di storia clinica.
Ne è emerso un quadro importante, perché per almeno 11 diverse malattie autoimmuni è risultata una significativa correlazione tra la presenza del disturbo della pelle e del disturbo immunologico, fortemente peggiorata dalla presenza contemporanea del fumo di sigaretta.
È stata riconosciuta una rilevanza statistica e una significatività per:
- alopecia areata
- vitiligine
- orticaria cronica
- celiachia
- glomerulonefrite cronica
- sindrome di Sjögren
- lupus eritematoso sistemico (LES)
- spondilite anchilosante
- malattia di Crohn e colite ulcerativa
- malattie infiammatorie intestinali (IBD)
- artrite reumatoide
Le limitazioni dello studio sono legate al fatto che non può essere definito un rapporto di causa certa, ma solo una probabilità di esistenza. Traducendo dal “medichese” al linguaggio comune, significa che quando un medico incontra una persona con una dermatite atopica farebbe bene a considerare anche la possibilità che sia presente in contemporanea una malattia autoimmune o addirittura più di una in contemporanea (come documentato dallo studio citato).
L’esperienza del nostro centro sulla relazione tra dermatite atopica e alimentazione ci spinge a suggerire anche dei comportamenti pratici per la guarigione che sono basati su una sequenza logica ben precisa.
Oggi infatti è noto che:
- le dermatiti atopiche hanno spesso una radice alimentare
- il BAFF è ampiamente correlato con la genesi di molte malattie autoimmuni
- il BAFF è fortemente correlato con le abitudini alimentari
Per questo, la misurazione di BAFF, PAF e del profilo alimentare personale consente di trattare positivamente la dermatite attraverso un cambio di alimentazione, o quantomeno di aiutarne la guarigione o il controllo.
Il senso di questo lavoro danese non è solo quello di stimolare i medici ad approfondire le analisi in presenza di una dermatite atopica, ma di consentire a chiunque di ragionare sulla presenza di una dermatite.
Spesso si ritiene che un po’ di pelle malata “non faccia male a nessuno”, ma in realtà, se si riconosce un movimento reattivo della pelle, si deve pensare al fatto che questo sia un segnale importante di cui tenere conto.
Usare la pelle come “indicatore” di un disturbo sistemico può aiutare a migliorare il proprio stato di benessere, a guarire da una dermatite e soprattutto ad evitare una possibile progressione verso una malattia autoimmune dalla gestione sicuramente più difficile.