Curcuma, potenza terapeutica e casi di epatite
La curcuma è un prodotto usato da secoli nella tradizione popolare e negli ultimi decenni è stata oggetto di studi approfonditi che riguardano le sue numerose azioni, che riassumo qui di seguito:
– Anti neurodegenerativa (protezione da Parkinson e Alzheimer)
– Antiossidante
– Antiartritica
– Antidepressiva
– Protettiva delle cellule Beta-pancreatiche (antidiabetica)
– Di supporto nelle malattie autoimmuni
– Di supporto nelle forme tumorali del pancreas e del fegato
– Di supporto a molte forme di chemioterapia
– Antitossica
In particolare, nel 2012 l’American Institute of Cancer Research ha dedicato alla curcuma e al suo uso in oncologia una intera sessione del congresso annuale, valorizzandone i moltissimi effetti positivi, anche se poi, nel 2013, lo stesso istituto ha ricordato che la curcuma, come l’aglio o il pepe nero (piperina), richiedono ancora attenzioni e cautele nel loro uso poiché gli effetti sinergici di queste sostanze non erano ancora del tutto noti.
Personalmente uso la curcuma come integratore quasi quotidiano da oltre 15 anni, proprio perché la ricerca scientifica ha evidenziato, anno dopo anno, ulteriori effetti positivi su altri distretti corporei. Ho iniziato personalmente a usarla per proteggere “la testa” (vista la professione che faccio) e limitare l’eventuale deriva verso Parkinson e Alzheimer, e ho continuato a usarla per le altre proprietà benefiche che progressivamente la scienza ha identificato.
Dal punto di vista terapeutico le sue nuove formulazioni micellari, che ne consentono un uso molto più puntuale e preciso, quasi a livello di farmaco, fanno parte delle mie prescrizioni in gran parte dei casi di malattie autoimmuni, nelle malattie tumorali, nelle condizioni artritiche e in molte malattie infiammatorie.
Si è visto infatti che la curcuma riesce ad agire nell’organismo contrastando l’azione di numerose citochine infiammatorie, come IL6, TNFalfa, BAFF e altri ancora e che è soprattutto un inibitore della trascrizione di un fattore nucleare (NF-kB) coinvolto nella regolazione metabolica e nella regolazione dello sviluppo tumorale.
Nel settembre 2018 il BMJ ha descritto uno dei primi casi di epatopatia autoimmune indotta da una preparazione a base di curcuma e nel corso dei mesi successivi ne sono stati descritti numerosi altri casi sia nel mondo sia in Italia (Lukefahr AL et al, BMJ Case Rep. 2018 Sep 10;2018. pii: bcr-2018-224611. doi: 10.1136/bcr-2018-224611). Nel caso in questione, come nella maggior parte degli altri casi descritti, la patologia si è risolta con la sospensione del farmaco stesso, ma questo, pur essendo un aspetto positivo, non deve fare abbassare la guardia e l’attenzione.
Il Ministero della Salute italiano mantiene costantemente aggiornato l’elenco delle preparazioni associate alle epatopatie finora descritte e, a parte i 21 casi evidenziati fino al 21 giugno 2018, non sembrano essere stati ad oggi individuati altri casi, nonostante l’attenzione mediatica dedicata al problema.
Come si può vedere dall’elenco delle preparazioni, quasi tutte sono dei mix in cui alla curcuma è associata anche la piperina, una sostanza derivata dal pepe nero, usata per facilitare l’assorbimento della curcuma. A tutt’oggi non è infatti stato chiarito se la responsabilità delle epatopatie sia da ascrivere alla curcuma stessa o non piuttosto alla piperina del pepe nero, come appare forse più probabile.
I primissimi dubbi si sono puntati su una possibile contaminazione produttiva (poi non provata) e su una possibile qualità scadente dei lotti di partenza.
Personalmente, proprio perché i primi lavori epidemiologici che rilevavano un’azione preventiva della curcuma erano legati all’uso alimentare della stessa, senza “stimolazioni” specifiche per favorirne l’ingresso nell’organismo, mi sono sempre astenuto dal prescrivere associazioni con altre sostanze di stimolo all’assorbimento nella stessa formulazione.
Un’altra scelta che ho sempre mantenuto nelle mie indicazioni e prescrizioni è quella di preferire prodotti di alta qualità produttiva. La segnalazione del Ministero della Salute in relazione alle analisi dell’Istituto Superiore di Sanità è importante, e tutti dobbiamo continuare a tenere viva l’attenzione, ma l’analisi del problema non toglie nulla all’azione positiva della curcuma e alla valorizzazione di preparazioni prodotte secondo regole di eccellenza, come dovrebbe essere per tutte le sostanze fitoterapiche e per i farmaci in genere.
Fabio Firenzuoli, responsabile del Centro di Riferimento Regionale in Fitoterapia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze ha commentato su Fitoterapia33 che «ora gli esperti del Ministero dovranno pure escludere la presenza di sostanze provenienti ad esempio di altre specie di Curcuma eventualmente entrate per errore nella materia prima, piuttosto che definire con certezza se si tratta realmente di estratti di Curcuma ad alto contenuto di Curcumina, piuttosto che di Curcumina pura o la possibile responsabilità di altre sostanze presenti nella maggior parte di questi prodotti o loro interazioni, come ad esempio la piperina, che potrebbe aumentarne incredibilmente la concentrazione a livello del parenchima epatico, con ipotetici danni diretti o indiretti immuno-mediati. Il tutto senza escludere ovviamente l’ipotesi di una maggiore sensibilità per polimorfismi genetici».
Nella mia pratica clinica continuo a utilizzarla come strumento terapeutico e a farla assumere ai miei pazienti, soprattutto in condizioni di infiammazione o di attivazione autoimmune, con il giusto dosaggio e le giuste indicazioni, mantenendo elevata l’attenzione verso eventuali effetti avversi, che ripeto, allo stato attuale dei fatti, vanno considerati come rari.
Ogni farmaco (e intendo la curcuma come un farmaco, vista la potenza terapeutica che può esprimere) va sempre monitorato nell’uso e la sua scelta bilanciata tra effetti positivi (davvero numerosi) e i possibili effetti collaterali (che fino ad ora si sono comunque risolti con la sospensione del prodotto). Attenzione quindi elevata, come sempre deve essere quando si usa una preparazione attiva, indipendentemente dal fatto che sia naturale o chimica.
Come tutte le armi va utilizzata con consapevolezza e con i giusti dosaggi per sfruttare al massimo la sua intensa azione di supporto alla salute e al benessere.