Guadagnare molti anni di vita accorgendosi prima dei danni da zuccheri
Il prediabete è una brutta bestia… Non ce ne si accorge eppure come una goccia nascosta “scava anche la pietra”, riprendendo il vecchio detto latino…
Basta solo dire che la semplice variabilità glicemica, legata ai picchi di zuccheri (o di sostanze analoghe) nel sangue, raddoppia la mortalità da tutte le cause. È bene sapere che i valori di Metilgliossale (MGO) evidenziano la presenza di variabilità glicemica molto prima che appaia la forma diabetica più oltre negli anni.
Grazie agli studi sul diabete gestazionale si è capito che Metilgliossale e Albumina glicata sono dei predittori della condizione diabetica anche quando glicemia a digiuno ed emoglobina glicata sono perfetti.
Lo studio pubblicato su Lancet Diabetes Endocrinology nel settembre 2023 ed effettuato sui dati di ben 23 milioni di persone ha confermato che 10 anni in più passati con il diabete “rubano” dai 3 ai 4 anni di aspettiva vitale finale.
Questo suggerisce di controllare la propria glicazione e di mettere in atto le azioni nutrizionali o farmacologiche necessarie prima che il diabete “arrivi all’improvviso” mentre sappiamo benissimo che ha lasciato tracce leggibili (solo male interpretata) anche nei 20 o 30 anni precedenti.
Un altro articolo pubblicato su Lancet nel maggio 2024 precisa che il trattamento precoce (nutrizionale e/o farmacologico) del diabete consente di avere una netta riduzione dei rischi cardiovascolari e metabolici associati.
Quindi, anche se il diabete “arriva”, fare finta di niente fa solo perdere tempo prezioso e, soprattutto, riuscire a capire a che punto si è con la propria glicazione, anche decenni prima che compaia il diabete, consente di mettere in atto da subito le procedure più giuste per il suo controllo e per dare anni in più alla propria vita.
Lo studio sulla variabilità glicemica dovuta ai picchi di fruttosio, di alcol e di carboidrati (oltre che di zucchero) ha spiegato con chiarezza (come prima anticipato) che le fluttuazioni di glicemia sono altamente correlate con la mortalità da tutte le cause che può anzi raddoppiare, in modo del tutto indipendente dai valori di emoglobina glicata o di glicemia a digiuno.
I picchi glicemici non sono dovuti solo allo zucchero ma agli zuccheri in generale, alla frutta, ai dolcificanti artificiali e allo squilibrio nella composizione del piatto. Anche solo un eccesso relativo di carboidrati (pur sanissimi) all’interno del pasto può essere letto dall’organismo, nella maggior parte dei casi, come una assunzione diretta di zuccheri, che determinano poi effetti di glicazione evidenti.
L’unico vantaggio che arriva dai vari tipi di zuccheri è quello del piacere al consumo. Le tante malattie correlate allo zucchero obbligano il controllo dei valori di glicazione per restare in salute e riuscire godere anche del piacere e del gusto.
L’articolo “Zuccheri semplici, invisibili, nascosti…” descrive e spiega in dettaglio a che cosa fa riferimento il termine di “zuccheri”.
Quindi diventa utile e rilevante conoscere i propri livelli di glicazione e prevedere con anticipo quali strategie nutrizionali mettere in atto nella gestione dei consumi di zuccheri (e degli eventuali “sgarri”).
Conoscere le proprie caratteristiche metaboliche, infiammatorie e genetiche e capire come il proprio organismo è in grado di gestire il flusso di zuccheri senza riceverne danno è la strategia vincente.
Questo consente di godersi una Sacher, un cannolo o due cucchiaiate colme di marmellata senza troppi allarmismi o paranoie. Anche per questo motivo misurare eventuali danni da zucchero in modo preciso è sicuramente meglio che supporre.
Test come il Glyco Test o il PerMè consentono di identificare eventuali eccessi individuali di zuccheri e impostare una dieta personalizzata, con la giusta varietà alimentare (dolci compresi!) affiancata al suggerimento di eventuali integratori che aiutino il metabolismo degli ziuccheri (Inositox, Glucontrol ecc.).