Falsi miti sulla dolcificazione
Ci troviamo in un’era storica bombardata da informazioni alimentari e spesso è difficile raccapezzarsi tra le molteplici informazioni confuse, parzialmente scorrette, obsolete e spesso contradditorie che circolano sul web.
Mettere in atto strategie alimentari in ottica di prevenire moltissime patologie è assolutamente possibile oggi; tuttavia, è necessario reperire informazioni corrette e veritiere.
Il tema della dolcificazione e dello zucchero è un tema caldo e attuale, sulla quale tuttavia è bene discernere quali informazioni a riguardo siano corrette e quali potenzialmente errate.
Sul web e sui social si annoverano numerose ricette “senza zucchero” che prevedono inevitabilmente la sua sostituzione con altri modi di dolcificazione, da quello più “naturale” a quello chimico.
Ma è davvero necessario sostituire lo zucchero? Alcuni modi di dolcificazione sono davvero più salubri rispetto allo zucchero da tavola?
La risposta è ovviamente NO.
Ecco di seguito tre falsi miti sulla dolcificazione che abbiamo la necessità di “sfatare”.
Il fruttosio è meglio dello zucchero? FALSO.
Il fruttosio, utilizzato come dolcificante e non all’interno della frutta, segue una via metabolica che non coinvolge l’insulina. Il fruttosio che arriva nel sangue (una piccola parte) è in grado di legarsi alle proteine dando vita agli AGEs, composti altamente infiammatori ampiamente discussi in molti articoli di Eurosalus.
La maggior parte del fruttosio, tuttavia, che viene ingerito arriva direttamente nel fegato, trasformandosi in glicogeno epatico. Attraverso molte reazioni viene convertito in acidi grassi che si accumulano nel fegato e può quindi diventare responsabile alla lunga di patologie come l’insulino-resistenza e la steatosi epatica.
Il fruttosio presente nella frutta, se non ingerito in quantità eccessive, non ha effetti deleteri come l’utilizzo sotto forma di dolcificante, poiché la fibra presente nella frutta rallenta il transito intestinale e quindi l’assorbimento del fruttosio.
Al contrario, quando la frutta viene consumata sottoforma di spremuta o centrifuga, i suoi zuccheri vengono separati dalla fibra e il loro assorbimento viene accelerato, con le conseguenze discusse in precedenza.
Lo zucchero di canna, gli sciroppi e il miele sono meglio dello zucchero? FALSO.
Essendo considerati più naturali, i vari sciroppi in natura (d’agave, d’acero) oppure il miele e lo zucchero di canna sono spesso considerati più salutari e meno raffinati. Purtroppo, sostituire lo zucchero con altri prodotti sostanzialmente simili non ha effetti miracolosi.
Infatti, lo zucchero di canna rispetto alla controparte raffinata subisce semplicemente un processo di raffinazione in meno e pertanto risulta più scuro, ovvero colorato di melassa. In entrambi i casi si tratta di saccarosio, il comune zucchero da tavola.
Allo stesso modo lo sciroppo d’acero è composto da saccarosio, tracce di glucosio e fruttosio, ma presenta una percentuale più elevata di acqua rispetto allo zucchero di canna. Può avere il vantaggio di contenere vitamine e polifenoli , tuttavia la loro concentrazione risulta davvero scarsa e non giustifica la sostituzione con lo zucchero.
Miele e sciroppo d’agave sono composti da poco saccarosio, ma soprattutto da miscele di glucosio e fruttosio, che, come abbiamo visto, risulta più deleterio perché verrà trasformato in grasso epatico mentre il glucosio stimolerà il rialzo dell’insulina, stimolando quindi un picco glicemico.
Possono anch’essi avere proprietà importanti, in particolare il miele risulta efficace come antisettico e antibatterico, ma ancora una volta queste proprietà non giustificano la sua sostituzione.
I dolcificanti sono meglio dello zucchero? FALSO.
Tutti i dolcificanti con poche (o senza) calorie approvati sono sicuri entro i livelli stabiliti della dose giornaliera accettabile (DGA). Tuttavia, nelle sue nuove raccomandazioni l’OMS definisce come l’utilizzo di dolcificanti non zuccherini non solo non porti alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo negli adulti o nei bambini ma comporti potenziali effetti indesiderati come aumento del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e mortalità negli adulti.
Uno studio recente ha confermato l’effetto negativo di alcuni dolcificanti, in particolare l’eritritolo, sulle complicazioni cardiache come ictus e infarto.
Il gruppo di esperti ha esaminato i dati relativi a circa quattromila persone in Europa e negli Stati Uniti, tenendo in considerazione i livelli di eritritolo nel sangue e la probabilità di sperimentare eventi cardiaci avversi potenzialmente letali. Contemporaneamente hanno analizzato gli effetti dell’aggiunta del dolcificante in campioni di sangue o piastrine isolate, osservando che l’eritritolo favoriva la formazione di coaguli e quindi potenzialmente pericoloso per l’insorgenza di patologie cardiache.
Nel centro SMA in cui lavoro insegno che per qualsiasi categoria alimentare le quantità e le frequenze sono di fondamentale importanza per rimanere in salute.
Anche per i dolci e gli zuccheri l’obiettivo non è l’eliminazione completa, ma la consapevolezza di quali problemi possano causare se usati in maniera eccessiva e quotidiana.
Il dolce, se consumato occasionalmente, non costituisce un problema, sia che sia composto da zucchero che da dolcificante. Tuttavia, pensare che il dolcificante faccia meno male dello zucchero o che il miele o il fruttosio sia meglio nei dolci non apporta alcun beneficio, anzi.
Abituarsi a ridurre gradualmente le dosi di zucchero è fondamentale. Sarà sorprendente osservare come il palato si abitui a gusti meno dolci in breve tempo, è solo questione di consuetudine.
Inoltre, personalizzare le proprie scelte alimentari e migliorare il rapporto con gli zuccheri è possibile. L’esecuzione di un Glyco test potrebbe essere già una delle strategie possibili per indagare in maniera diretta il danno da zucchero e mettere in atto delle indicazioni nutrizionali specifiche e personalizzate.
Godetevi quindi un buon dolce in compagnia senza troppe limitazioni, facendo attenzione invece alla quotidianità.