Long covid, metformina e zuccheri
Per contrastare il Long Covid si sono provate numerose strategie.
Il fatto che la metformina (sostanza già nota per la sua azione sul metabolismo degli zuccheri) riesca a quasi dimezzare l’incidenza di questo disagio riporta sempre di più l’attenzione sul ruolo che gli zuccheri svolgono nella infezione e soprattutto sulle sue conseguenze, ancora oggi ben presenti.
Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet ha infatti chiarito che la metformina può essere di forte e documentato beneficio nel prevenire lo sviluppo del Long Covid.
Le sequele della pandemia si riconoscono anche nel perdurare di sintomi fastidiosi dopo l’infezione, anche quando questa è stata paucisintomatica.
Ricordiamo che si parla di Long Covid quando una persona è guarita dalla fase acuta del Covid-19, è negativa al tampone e, tuttavia, continua a manifestare sintomi legati alla malattia.
La dicitura “Long Covid” comprende tutte e due queste possibili situazioni:
- per sintomi di durata compresa tra 4 e 12 settimane dopo l’evento acuto si parla di Malattia Covid-19 sintomatica persistente;
- per segni e sintomi persistenti da più di 12 settimane dopo l’evento acuto si parla di Sindrome Post-Covid-19.
Di fatto sintomi come stanchezza, “brain fog” (ottundimento mentale), dolorabilità muscoIare, mal di testa e alterazioni ormonali inspiegate sono tra i tanti sintomi che accompagnano il Long Covid.
Come già anticipato, nel mese di Ottobre 2023, Lancet ha pubblicato una ricerca in cui sono stati documentati i risultati sull’uso della metformina nella prevenzione del Long Covid.
Nelle persone che hanno usato metformina come trattamento di supporto, l’incidenza del Long Covid si è quasi dimezzata, mentre altri trattamenti non hanno dato differenza rispetto al placebo.
Il tema è di forte impatto perchè significa che anche i Long Covid ha profonde correlazioni con l’uso degli zuccheri e con i loro effetti nell’organismo. La metformina non risolve il problema ma lo dimezza, obbligando una riflessione più allargata su come gli zuccheri possono creare danno nell’organismo.
Pensando ad esempio alla stanchezza persistente (uno dei sintomi più tipici del Long Covid), il fatto che una sostanza glicante come il metilgliossale, sostanza glicante misurabile con Glyco Test e Test PerMè, interferisca sui mitocondri inducendo una inibizione della produzione di ATP (l’energia con cui i muscoli possono funzionare) spiega perché la glicazione elevata possa determinare stanchezza.
Questo è un aspetto della glicazione che arriva ad interferire in modo significativo anche sulla resa muscolare degli sportivi e sulla difficoltà di recupero dallo sforzo o dall’allenamento (Mey JT et al. Front Cardiovasc Med. 2018;10;5:117).
Nel video a corredo di questo articolo descrivo e spiego perché la glicazione determini questi aspetti di affaticamento e interferisca fortemente sulla memoria.
A confermare queste considerazioni, un altro articolo, pubblicato nel Marzo 2024 su Emerging Infectious Diseases, spiega che un fenomeno acuto di stanchezza è presente, in chi ha fatto il COVID, nel 68% in più di chi non abbia fatto il COVID. In pratica più di 1 volta e mezza rispetto a chi il COVID non lo abbia fatto.
Impressionanti invece i dati di coloro che stanno soffrendo di stanchezza cronica persistente. Questo sintomo è presente 4 volte in più in chi abbia fatto il COVID (432% in più) rispetto a chi non lo abbia fatto.
Zuccheri, stanchezza e COVID sono quindi intimamente legati e la possibilità di controllare la glicazione può essere applicata per evitare di ammalarsi ma soprattutto per controllare la trasformazione del COVID in Long Covid o per guarirne prima.
Il supporto di integratori come Inositox, Glucontrol base e Ribilla, insieme alle scelte nutrizionali personalizzate, può esssere ancora più efficace del semplice uso della metformina, rispettando le caratteristiche individuali della persona malata consentendo anche l’uso di dolci e zuccheri nel modo che ogni persona può sopportare senza danno.