Sempre più italiani ricorrono alle MNC

29 Marzo 2012
Sempre più italiani ricorrono alle MNC

La nota ufficiale del Ministero della Salute sulla richiesta di attenzione da parte delle famiglie a tisane, infusi e integratori naturali – una sorta di allarme sui gravi pericoli legati a camomilla e semi di finocchio – sembra rappresentare due elementi: un ostacolo alla proposta al governo di rendere più semplice la procedura di registrazione dei farmaci omeopatici, presentata pochi mesi fa da un gruppo trasversale di 31 senatori; un’azione contraria alla tendenza, sempre più diffusa, al ricorso da parte degli italiani alle Medicine Non Convenzionali: il 14,5% della popolazione, secondo il Rapporto Italia 2012 di Eurispes.

“Ciò significa il consolidamento di un’ampia realtà sociale di precise scelte terapeutiche, di prestazioni sanitarie e di salute. Tuttavia, le istituzioni sanitarie non hanno finora voluto, né sono state capaci di sintonizzarsi suquest’onda, disattendendo anche dalla risoluzione del Parlamento Europeo (1997) e del Consiglio d’Europa (1999), né adottando il piano strategico sulle MNC (Medicine Non Convenzionali, ndr) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2002)”. A spiegarlo è Paolo Roberti di Sarsina, esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità e presidente dell’Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona ONLUS, coordinatore del Master in “Sistemi Sanitari, Medicine Tradizionali e Non Convenzionali” dell’Università di Milano-Bicocca. “A questo aggiungo: c’è anche un vuoto di comunicazione da parte delle autorità sanitarie”.

Cosa intende?
“Intendo che non è stata fatta opera di divulgazione di alcune notizie importanti. Per esempio, che il NATO Research and Technology Organisation ha costituito un gruppo di ricerca, di cui fa parte anche l’Italia, con il compito di valutare l’adozione di varie tipologie di intervento di Medicine Antropologiche per il personale militare: una percentuale superiore al 50% di quel personale militare utilizza le Medicine Tradizionali e Non Convenzionali. Oppure, che il Ministero della Salute non ha mai comunicato che la Commissione Europea, nell’ambito del piano europeo pluriennale di finanziamenti per la ricerca attualmente in vigore (il Settimo Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo), ha finanziato due Consorzi per la ricerca in ambito delle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali. Si tratta del Consorzio CAMbrella – a Pan-european Research Network for Complementary and Alternative Medicine, del quale faccio parte; e del Consorzio Good Practice in Traditional Chinese Medicine Research in the Post-genomic Era, che si occupa della farmacopea della Medicina Tradizionale Cinese”.

I finanziamenti europei evidenziano però una certa attenzione da parte delle istituzioni comunitarie.
“Sì, ma non basta. Per produrre prove di efficacia delle MNC sono ovviamente necessarie risorse per la ricerca di qualità, e salvo rari casi non esistono fondi statali erogati a tale scopo. Eppure, e qui sta il paradosso, l’establishment accademico e istituzionale chiede alle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali prove di efficacia. Il punto chiave diventa la necessità di nuovi paradigmi nel pluralismo della scienza: questa è la sfida per il futuro non solo della Biomedicina quale sistema dominante (come dicel’Organizzazione Mondiale della Sanità), e quindi bisogna rivedere la Medicina Basata sulle prove di Efficacia (Evidence-based Medicine, EBM) per applicarla alle MNC. Le quali, come abbiamo detto, sono sempre più diffuse”.

Ci può dare qualche cifra a riguardo?
“I medici italiani prescrittori di medicinali omeopatici e antroposofici sono oltre 20mila, molti dei quali – inclusi i veterinari – hanno completato l’iter formativo pluriennale post-laurea a profilo definito per acquisire specifiche competenze in Medicina Omeopatica, in Medicina Antroposofica o in Omotossicologia-Medicina Fisiologica di Regolazione. Si tratta delle tre discipline che utilizzano medicinali diluiti e dinamizzati”.

Sul piano sociale ed economico?
“La medicina omeopatica esiste da più di 200 anni, in Italia sono disponibili oltre 5mila medicinali. Il nostro paese è il terzo mercato europeo, dopo Francia e Germania: vi operano circa 30 aziende che globalmente impiegano oltre 1200 dipendenti. Nel 2007 la spesa per le cure con medicinali omeopatici è stata di circa 300 milioni di euro. E c’è di più”.

Cosa? 
“Sia le cure omeopatiche sia le visite presso medici omeopatici non gravano sul bilancio dello Stato. Se consideriamo che sempre nel 2007, attraverso l’IVA, l’IRES e l’IRAP, il gettito dello Stato è stato di 40 milioni di euro, possiamo affermare che il comparto omeopatico fornisce un attivo netto a favore dello Stato stesso, escluso il risparmio sulle visite mediche, di 40 milioni euro. Alla luce di tutto questo non resta molto altro da fare, se non avviare un percorso virtuoso con l’obiettivo della Medicina Centrata sulla Persona. E ciò è compito del Servizio Sanitario Nazionale”.

 

Per approfondimenti, ecco qualche riferimento bibliografico sul quadro riassuntivo di tutte le ricerche effettuate fino ad oggi sull’uso delle Medicine Non Convenzionali in Italia:
Roberti di Sarsina P., Iseppato I., Looking for a Person-Centred Medicine: Non Conventional Medicine in the Conventional European and Italian Setting,Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine 2009 doi:10.1093/ecam/nep048
Roberti di Sarsina P., Iseppato I., Traditional and Non Conventional Medicines: the Socio-anthropological and Bioethical Paradigms for Person-Centred Medicine. The Italian context. EPMA Journal 2011;2:439-449.