Altro che aviaria: la vera epidemia USA si chiama obesità
Sulle pagine di Eurosalus si è parlato molto spesso di obesità, della sua allarmante diffusione (anche e soprattutto tra i bambini) negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, del suo legame con abitudini alimentari del tutto scriteriate e dei rischi che comporta.
Ed è proprio di ieri un articolo che dimostra le gravi responsabilità delle principali case di fast food in questa inarrestabile escalation.
Dopo tante parole, è arrivato il momento di fornire qualche numero, di dare una misura al problema. A volte i dati, nella loro oggettiva freddezza, possono accendere la curiosità più di quanto non riescano a fare i discorsi accalorati e appassionati.
Diamo dunque il benvenuto a uno studio realizzato da due ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora e pubblicato nell’ultimo numero dell’importante periodico oxfordiano Epidemiologic Reviews (Y Wang e MA Beydoun, Epidemiol Rev 2007, 29(1):6-28).
Si tratta di una meta-analisi, che ha passato in rassegna 20 recenti studi sull’obesità pubblicati su riviste scientifiche e li ha confrontati con le statistiche nazionali (americane) in materia. I risultati quantitativi cui la ricerca è approdata sono impressionanti.
Attualmente (2003-2004) negli Stati Uniti il 66% degli adulti è sovrappeso, il 16% dei bambini e adolescenti è obeso e il 34% a rischio di diventarlo (neanche a farlo apposta, 34 + 16 = 50: un minorenne su due).
Ma il problema veramente grave è che tutti questi dati, lungi dal mostrare una tendenza a mitigarsi o almeno ad assestarsi, sono in costante e rapida crescita. Se il comportamento alimentare degli americani non cambierà drasticamente (e i segnali non sono per niente incoraggianti), nel 2015 tre adulti su quattro, ovvero il 75% della popolazione, saranno obesi o comunque sovrappeso. Per bambini e adolescenti la percentuale passerà dall’attuale 16 al 24%.
Per alcune minoranze le statistiche fanno un effetto ancora più sbalorditivo. Così ad esempio può sembrare perfino inverosimile il dato che riguarda le donne nere di età superiore ai 40 anni: l’80% sono sovrappeso, il 50% obese. Se questa percentuale dovesse crescere nei prossimi otto anni allo stesso ritmo delle altre, c’è da domandarsi quante donne nere americane non saranno obese nel 2015.
Così vanno le cose negli Stati Uniti. E, poiché il modello di vita e di alimentazione americano si sta diffondendo sempre più rapidamente in tutto il mondo occidentale, così le cose rischiano di andare anche da noi.
Insomma: ci aspettano tempi duri? Tutt’altro: flaccidi.
di Ezio Sinigaglia