Patatine fritte o cannelloni? Bufera sul fast-food
La disposizione che ha obbligato McDonald’s a segnalare la presenza di residui di frumento (con glutine) e di latte nelle sue patatine fritte è simile a quella Europea.
Da poco infatti è indispensabile evidenziare sulle etichette dei prodotti alimentari la possibile presenza di sostanze allergizzanti (noccioline, frumento, uovo, latte eccetera).
Nessuno si aspetta da uno dei produttori più bistrattati e amati di fast-food del mondo la vendita di cibi di alto valore salutistico. Però, come segnalato da MSNBC News pochi giorni fa, celiaci inferociti e improbabili vegani che si sono fermati a mangiare da McDonald’s hanno fatto causa alla azienda.
Sicuramente l’uso di residui del latte e di frammenti di glutine aggiunti alle patatine per migliorare il gusto può essere una manovra efficace di marketing, ma non dirlo pubblicamente rischia di trasformarsi in un boomerang. Infatti sempre di più le persone chiedono di potere sapere esattamente cosa mangiano, e questo tipo di situazione non contribuisce a rasserenare gli animi.
È utile anche segnalare che dal riesame delle “patatine” si è scoperto che la quantità di grassi vegetali idrogenati oggi rilevabile è molto superiore (usando nuove tecniche di indagine) a quella precedentemente dichiarata. Siccome siamo nel 2006 e anche gli studenti delle elementari vedono CSI alla televisione, il fatto che non si sia riusciti fino ad oggi a definire correttamente la quantità di grassi (dannosi) presenti in un alimento di così vasto consumo lascia perplessi e fa indubbiamente meditare.
Dopo l’esperienza della pasta avvelenata e del latte all’inchiostro (per non parlare di mucca pazza e pollo virologico), i temi della sicurezza alimentare sono sicuramente tra quelli più sentiti. Questo è uno dei motivi per cui si tiene un convegno come quello di venerdì 24 febbraio, da giorni segnalato su queste pagine. Dare una risposta positiva alle persone che hanno bisogno di capire, e che vogliono mangiare con gusto e in salute.