Cioccolato mentitore: eccitazione intensa ma di breve durata
Lavoro interessante questa ricerca di Parker pubblicata sul Journal of Affective Disorders (Parker G. et al. J Affect Disord 2006 Jun;92(2-3):149-59. Epub 2006 Mar 20).
Gli studiosi australiani hanno voluto sottoporre a verifica la valenza antidepressiva del cioccolato, lasciando invece da parte le altre virtù che la convinzione popolare attribuisce allo stesso: stimolante, rilassante, euforizzante, afrodisiaco e tonico.
Nel tentativo di dimostrare un reale beneficio del cioccolato come ipotetica automedicazione antidepressiva i ricercatori hanno distinto tra il desiderio di mangiare del cioccolato e il ricercare nel cioccolato un palliativo contro i dispiacere.
Nel primo caso il cioccolato ha manifestato il suo effetto edonistico mentre nel secondo caso, quando il cioccolato veniva assunto come strategia emozionale, le alterazioni depressive dell’umore si sono prolungate piuttosto che cessare. Questo ha portato i ricercatori a definire il beneficio sull’umore del cioccolato come effimero.
Dal canto nostro possiamo considerare la composizione amminoacidica del cioccolato: questo alimento è infatti ricco di un amminoacido, il triptofano, coinvolto nella produzione di serotonina, il neurotrasmettitore delle sensazioni piacevoli. Il triptofano è presente anche nella carne e nelle altre fonti proteiche, ma in percentuali minori.
La presenza di triptofano giustifica l’aumento della serotonina temporaneo, ma la competizione tra triptofano e altri aminoacidi per l’ingresso nelle cellule neurali porta nel volgere di poco tempo ad un esaurimento del transitorio aumento di serotonina, facilitando la comparsa di sintomi legati alla carenza del mediatore.
Tali situazioni sono le stesse studiate per la utilizzazione dei carboidrati in eccesso. L’uso di soli carboidrati, senza un bilanciamento corretto con le proteine, porta ad effimeri innalzamenti dell’umore e a pericolosi fenomeni di aumento dell’insulina che facilitano, in persone predisposte lo scatenamento di alterazioni depressive dell’umore molto più durevoli.